martedì 24 giugno 2008

Consigli dopo la sconfitta

Non ero presente a Montegiove, ma ho letto le impressioni e le opinioni scambiate. Sarò presente (confermato?) il 6 luglio. Non so se sia utile per aggiungere un tassello al mosaico, ma invio il testo del messaggio che ho spedito alla "Fabbrica del programma" (il circuito internet che prima delle elezioni il PD aveva organizzato) da cui avevo ricevuto pochi giorni fa, assieme a migliaia di altri, la richiesta di un "consiglio" dopo la sconfitta e il disorientamento conseguente. Se qualcuno ha la pazienza di leggerlo, si capisce anche quale siano le mie (presunte) competenze professionali. Ciao a tutti.
Roberto Amici

Alla Fabbrica del Programma
Certo che sarebbe opportuno avere un network che alimenti comunicazione e informazione. Certo che sarebbe necessario raccogliere consigli e suggerimenti. Certo che sarebbe entusiasmante poter dare consigli con qualche probabilità che qualcuno li ascolti, li valuti e, magari, li accolga. Ma è davvero così? Non penso sia ragionevole, anche se più facile, fare riferimento ai massimi sistemi. Dunque pragmaticamente e per brevità un esempio concreto. La sanità della Regione in cui vivo, le Marche, è governata con una politica di destra da una giunta di "centro-sinistra": più rilievo dato agli spot ("cittadino al centro del sistema") che all'analisi dei bisogni, lottizzazione delle cariche "manageriali", appartenenza invece che competenza, scelte economiche restrittive in modo feroce e in modo non selettivo per il sistema ma generose per gli amici dei potenti nel pubblico e per i privati (esempi concreti a richiesta), assenza di consultazione con le forze sociali, equilibrio di bilancio esibito in contesto nazionale senza alcun intervento organizzativo che ne renda plausibile la generazione rispetto al disavanzo precedente (non so se si tratti di finanza o di contabilità creativa). Accuse ingiustificate? Sarebbe bello poterne discutere pubblicamente e in modo trasparente e con diritto di contradditorio. Il problema del mio esempio è proprio qui: chi, come me e molti altri, si riconosce in una politica di solidarietà, di "intolleranza zero", di prevalenza dell'interesse di tutti i cittadini rispetto ai privilegi dei pochi, di partecipazione attiva non può accettare un potere politico che si autoperpetua, che si "fa sistema", che non ammette dialogo, che non vuole né ascoltare né consentire dissenso. E la delusione è tanto più forte quanto più si vive in un contesto politico in cui chi governa sostiene di essere "di centro-sinistra" e, dal popolo di sinistra cui appartengo, ha ricevuto fiducia elettorale. Il Partito democratico è in grado di consentire, nell'esempio presentato, una discussione franca, libera, fra pari per comprendere e far comprendere ai cittadini se davvero le accuse sono ingiustificate? A me pare che il tema della "casta", più che su dotte elaborazioni storico-politiche, debba giocarsi sulla prassi quotidiana e sulla capacità di chi pretende di rappresentarci di non rappresentare nel concreto solo se stesso, i suoi interessi e quelli dei suoi amici. Mai sentito parlare di logge trasversali? Ecco, il consiglio è: dimostrare, con l'azione quotidiana, hic et nunc, a partire dalle "micro"-decisioni locali la capacità di ascoltare, di mettersi in gioco, di discutere, di correggersi, di accogliere, di lasciare il passo. Oggi, così non è.
Roberto Amici

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