A Sant'Anna non c'ero, tornavo dalle ferie, a MonteGiove sì.Ho letto con interesse le mail scaturite dall'ultimo incontro, per colmare il dispiacere di non esserci stata.Ne ho un quadro confuso: discutere sulle nostre identità è importante, ma farlo per mail significa che è un tema che non è stato sviscerato all'incontro, e della cui discussione invece sentiamo la necessità.
Mi piace la proposta di Panajoli di provare a riconscerci nel tema della CURA: credo interpreti bene le motivazioni che ci spingono e uniscono, e che forse ci distinguono dalle persone che attualmente fanno la corsa al potere.
Vorrei poter dare il mio contributo a migliorare la comunicazione tra noi, agli incontri e nelle mail.
Gli incontri dovrebbero essere maggiormente produttivi secondo me, e quindi vanno organizzati meglio. Posso dare una mano a Petra, volendo, sono anni che assieme a mio marito conduciamo gruppi di persone e lavoriamo sul "buon dialogo", - nell'intento di dare voce a tutti, - facendo esercizio di ascolto col cuore,- perchè ciò che si condivide sia il profondo succo di quel che si vive e si pensa,- arrivando al termine ad una "buona decisione",- in un contesto in cui i bambini ci sono, seguiti e al sicuro, in modo che le madri possano partecipare alla riunione serenamente e integralmente
Le mail vanno indirizzate a "dalbasso@altraofficina.it", e non inviate come risposta, altrimenti si portano dietro tutte le precedenti discussioni rendendole pesanti e ridondanti. Dovrebbero essere senz'altro più corte: sono troppe, si fa fatica a leggerle tutte, ed a volte non si capiscono bene il significato e le motivazioni. Più corte e schematiche. Agili da leggere e capire. Spunti che rinviino ad un confronto diretto in sede di incontro.
Che ne dite, invece di fare polemiche, che ciascuno esprima per mail, semplicemente e schematicamente, i temi che gli stanno a cuore? Sarebbe un buon materiale, su cui impostare l'organizzazione del prossimo incontro!Io potrei dare un contributo in gruppi che trattino temi quali la comunicazione, l'urbanistica, la famiglia, l'integrazione, o la carta d'identità di questo gruppo.A presto
Pia Miccoli
martedì 29 luglio 2008
Identità
Perdonatemi, forse ho sollevato un inutile ginepraio, non se Michele è più tanto contento di avermi invitato....Comunque, a mio avviso, non è così rilevante avere la stessa identità (non vorrei mai trovarmi in una riserva indiana di persone che la pensano uguale...) o rivendicarla o meno. Matteo parla di una politica "neutra". Ecco, secondo me la questione è proprio questa: la politica neutra non esiste, perchè è impossibile contemperare tutte le istanze, trovare la sintesi tra i migliori spunti di ogni pensiero, azzerare tutti i conflitti tra i vari portatori di interessi ed idee.Dire questo, secondo me, già vuol dire creare aspettative illusorie. Invece occorre sapere che qualsiasi scelta faremo sarà sempre una coperta corta. Per cui, la prima cosa, per me, è capire da che parte siamo disponibili e da quale no che la coperta ci scopra. E questo lo si può fare solo in base a preferenze condivise, che non sono certezze assolute, ma ci accomunano perchè rappresentano quelle cose a cui non potremmo proprio mai (o quasi mai, parlando di esseri umani...) rinunciare.Se vogliamo partire dal basso, credo che più dal basso di così non si possa....FrancescoPS: ogni volta che sento la domanda "da dove veniamo?" non posso fare a meno di pensare alla risposta di Guzzanti-Quelo: "da Foggia!"
Il nome, chi siamo, destra-sinistra
Non so se riesco a quotare per rispondere a ciò che è stato detto in precedenza negli ultimi messaggi.Quindi cerco di rispondere con un crossposting cercando di esprimere al meglio le mie opinioni e sensazioni.Devo confessare che ancora non ho capito ne chi siamo ne da dove veniamo ne dove andiamo ne il nome.Sono un disfattista: il mio modo di fare e di agire consiste nel mettere in discussione spesso ciò che si fa e si vorrebbe fare.Chi siamo.Spero di capirlo conoscendoci con calma faccia a facciaDa dove veniamo.Il portato di ogni singolo è sicuramente essenziale.Dove andiamo.Qui la faccenda si fa dura, e senza definire i primi due punti, si fa ancora più dura.Da quello che sta emergendo dagli ultimi messaggi che circolano, sembrerebbe che non si riesca proprio a trovare una sostanziale via comune (personale opinione).Sicuramente è interessante capire chi siamo singolarmente per poter definire il chi siamo collettivo e per poi definire le nostre prospettive e strategie.Ma la definizione collettiva dovrebbe avvenire senza rivendicazioni personali in mio personale parere.Io ho questo modo di fare, e soprattutto in questo momento potrebbe essere funzionale: mettere in discussione ciò che siamo stati per capire gli sbagli e non farne di nuovi. E probabilmente partecipare a questo gruppo rivendicando le proprie identità non fa certo bene. Personalmente sono d'accordo nel mettere in discussione tutte le grandi categorie e preconcetti che sono stati utilizzati nell'attività politica fino ai nostri giorni.Mi piacerebbe veramente contribuire nel costruire un qualcosa di nuovo e alternativo e di vero.Pino dice che gli va bene anche un movimento "religioso" (se non sbaglio).. a me no.Vogliamo fare politica? .. beh, in qualche libro avevo letto che la politica deve essere per definizione amorale (e quindi lontana anni luce da qualcosa di religioso e dogmatico; il relativismo esiste ed è sempre più vivo). Dicendo questo non voglio assolutamente discriminare nessun "credente", e non ne dovrebbe essere discriminato dal partecipare al gruppo. Con "amorale" intendo che i vari preconcetti e dogmi (politico-religiosi) non servono a niente, anzi rovinano la formulazione degli intenti comuni e collettivi nel momento in cui le rivendicazioni personali e dei singoli sopravvalgono gli interessi collettivi.Ho partecipato all'incontro di Monte Giove e non a S. Anna, per i presenti a Monte Giove: sono quello che aveva messo in discussione "la non violenza" scatenando un finimondo :) . Sicuramente non avevo utilizzato termini appropriati, ma nella sostanza non mettevo in discussione la "non violenza" come concetto, ma come PREconcetto. E voglio ribadire proprio questo: che non me frega niente se uno è non violento, brigatista, cristiano-cattolico, cristiano e basta, buddista, musulmano, anarchico, comunista, socialista, di sinistra, di destra o di centro sinistra o di centro destra (se è fascista inizio a preoccuparmi però); ma credo che sia importante tralasciare le rivendicazioni personali.Anche se dalle esperienze personali c'è sempre e comunque da imparare.Come mi piacerebbe che sia la politica? .. oltre che amorale (e Nietszche può aiutare a comprendere questo concetto) mi piacerebbe che sia anche cinica, nel senso che mi piacerebbe che sia priva di interessi (soprattutto dominanti) e rispettosa dell'etica (che non fa rima con "morale"). E sarebbe un bene che ci conosciamo prima di tutto come persone, e non come comunisti, 68ini, anarchici, religiosi ecc.Il nome.E' giusto definirci un movimento? .. personalmente mi sembra che stiamo diventando sempre più qualcosa che non si avvicina per niente ad un movimento.Queste sono solo le mie personali (e limitate) opinioni.Per il momento non mi dilungo di più.SalutiMatteo Vitali
Approccio Galileiano
Ringrazio Giuseppe per le sue esternazioni che mi danno l'opportunità di chiarirmi ancora di piu le idee cercando di rispondergli e di rispondermi (una parte di me la pensa vicino a lui), spero di non annoiarvi, se si , ve ne chiedo in anticipo scusa.
Condivido anche io appieno la necessità di conoscere la storia e quindi le radici della nostra realtà; tuttavia come il nipote (pur condividendo parte del DNA) del nonno,è diverso da lui , e forse ne costituisce in qualche modo un evoluzione (almeno io lo spero!),
anche un possibile futuro partito, non è detto che interpreti le sue radici nel modo che molti di noi si aspettano.
Ammetto tranquillamente che non ho ancora le idee chiare, e anzi questa elaborazione comune mi aiuta moltissimo nel divenire continuo di una mia idea, quindi grazie di nuovo a tutti voi.
Tuttavia sento che un nuovo efficace movimento dovrebbe avere l'ardire di battere sentieri ancora inesplorati verso il riggiungimento di qualcosa di migliore da tutti i punti di vista.
quello che uso è un po un approccio direi gallileiano;
faccio un ipotesi, tento di verificarla con un "esperimento" e confrontandomi con i risultati cerco di correggere la mia idea;
questo fatto continuamente non può che avvicinarci alla verità delle cose, e questo che ci piaccia o meno.
un altra riflessione, tutti noi (chi piu chi meno) ha bisogno di schemi mentali di riferimento, questi costituiscono lo scheletro della nostra personalità che sorregge il nostro vivere quotidiano; senza non ci sarebbe quel minimo di ordine che permette di operare eficacemente.
Tuttavia questi schemi oltre un certo limite diventano un po come le armature che invece di difendere rinchiudono dentro l'occupante;
che se vogliamo, è un po anche il concetto di molte malattie mentali, dove un meccanismo di difesa dell'individuo da normale e quindi "utile" si accresce fino a traboccare diventando una patologia piu o meno limitante e pericolosa.
Insomma credo che gli estremi servano, e non vadano demonizzati, ma solo come motore dell'equilibrio, la via di mezzo, una nuova via di mezzo, inedita.
Quello che sto cercando di capire grazie anche al vostro aiuto, è come avvicinarmi sempre piu ad una via di mezzo sempre migliore tra le infinite possibili.
La mia insomma è un po come la ricerca di uno scienziato che, tra molti limiti e ignoranze, cerca però con sforzo di capire i segreti della natura.
Il tutto però, non solo con un approccio teorio/mentale/intellettuale, ma anche in pari quantità con una verifica pratica/sperimentale sul campo, sempre pronto di fronte alle risultanze a correggere il tiro.
Un altra riflessione ancora sui leader, presa a spunto dai giornali di oggi.
pensando, che per i leader si debbano ipotizare regole in parte diverse dai comuni cittadini, bisognerebbe che se queste da una parte li rendono immuni da alcune cose lall'altra li obbligassero a doveri che il comune cittadino non ha, con relative pene.
faccio un esempio volutamente estremo, a ruota libera.
si potrebbe pensare man mano che l'importanza della carica pubblica aumenta, ad una forma di esenzione (parziale) dal giudizio della ordinaria magistratura, ma richiedere per l'elezione un percorso molto severo e quasi iniziatico simile a quello di alcuni re del passato, dove il candidato dimostri concretamente sia doti etiche che di capacità, mirando per il periodo in cui sarà in carica ad una dimensione quasi monastica, dove si tenda al bene della collettività piu che al suo, esso dovra sentire la realizzazione del se attraverso la realizzazione della comunità che gli è affidata , questo con uno spirito simile ai monaci francescani o buddisti.
un altra possibilità è che i leader eletti rinunciassero volontariamente alla loro privacy e questo in proporzione dell'importanza della carica.
forse queste non sono le proposte giuste, ma quello che vorrei è ottenere dei leader piu alla Gandhi che alla Berlusconi
chedo che anche i sostenitori dell'efficacia di Berlusconi non possano mettere in discussione l'efficacia di Gandhi , riuscito forse in sfide ben piu difficili.
scusate le provocazioni che possono sembrare eccessive ma sevono per il brain storming che credo serva per l'occasione.
un augurio di buona giornata a tutti voi
Ermanno
Condivido anche io appieno la necessità di conoscere la storia e quindi le radici della nostra realtà; tuttavia come il nipote (pur condividendo parte del DNA) del nonno,è diverso da lui , e forse ne costituisce in qualche modo un evoluzione (almeno io lo spero!),
anche un possibile futuro partito, non è detto che interpreti le sue radici nel modo che molti di noi si aspettano.
Ammetto tranquillamente che non ho ancora le idee chiare, e anzi questa elaborazione comune mi aiuta moltissimo nel divenire continuo di una mia idea, quindi grazie di nuovo a tutti voi.
Tuttavia sento che un nuovo efficace movimento dovrebbe avere l'ardire di battere sentieri ancora inesplorati verso il riggiungimento di qualcosa di migliore da tutti i punti di vista.
quello che uso è un po un approccio direi gallileiano;
faccio un ipotesi, tento di verificarla con un "esperimento" e confrontandomi con i risultati cerco di correggere la mia idea;
questo fatto continuamente non può che avvicinarci alla verità delle cose, e questo che ci piaccia o meno.
un altra riflessione, tutti noi (chi piu chi meno) ha bisogno di schemi mentali di riferimento, questi costituiscono lo scheletro della nostra personalità che sorregge il nostro vivere quotidiano; senza non ci sarebbe quel minimo di ordine che permette di operare eficacemente.
Tuttavia questi schemi oltre un certo limite diventano un po come le armature che invece di difendere rinchiudono dentro l'occupante;
che se vogliamo, è un po anche il concetto di molte malattie mentali, dove un meccanismo di difesa dell'individuo da normale e quindi "utile" si accresce fino a traboccare diventando una patologia piu o meno limitante e pericolosa.
Insomma credo che gli estremi servano, e non vadano demonizzati, ma solo come motore dell'equilibrio, la via di mezzo, una nuova via di mezzo, inedita.
Quello che sto cercando di capire grazie anche al vostro aiuto, è come avvicinarmi sempre piu ad una via di mezzo sempre migliore tra le infinite possibili.
La mia insomma è un po come la ricerca di uno scienziato che, tra molti limiti e ignoranze, cerca però con sforzo di capire i segreti della natura.
Il tutto però, non solo con un approccio teorio/mentale/intellettuale, ma anche in pari quantità con una verifica pratica/sperimentale sul campo, sempre pronto di fronte alle risultanze a correggere il tiro.
Un altra riflessione ancora sui leader, presa a spunto dai giornali di oggi.
pensando, che per i leader si debbano ipotizare regole in parte diverse dai comuni cittadini, bisognerebbe che se queste da una parte li rendono immuni da alcune cose lall'altra li obbligassero a doveri che il comune cittadino non ha, con relative pene.
faccio un esempio volutamente estremo, a ruota libera.
si potrebbe pensare man mano che l'importanza della carica pubblica aumenta, ad una forma di esenzione (parziale) dal giudizio della ordinaria magistratura, ma richiedere per l'elezione un percorso molto severo e quasi iniziatico simile a quello di alcuni re del passato, dove il candidato dimostri concretamente sia doti etiche che di capacità, mirando per il periodo in cui sarà in carica ad una dimensione quasi monastica, dove si tenda al bene della collettività piu che al suo, esso dovra sentire la realizzazione del se attraverso la realizzazione della comunità che gli è affidata , questo con uno spirito simile ai monaci francescani o buddisti.
un altra possibilità è che i leader eletti rinunciassero volontariamente alla loro privacy e questo in proporzione dell'importanza della carica.
forse queste non sono le proposte giuste, ma quello che vorrei è ottenere dei leader piu alla Gandhi che alla Berlusconi
chedo che anche i sostenitori dell'efficacia di Berlusconi non possano mettere in discussione l'efficacia di Gandhi , riuscito forse in sfide ben piu difficili.
scusate le provocazioni che possono sembrare eccessive ma sevono per il brain storming che credo serva per l'occasione.
un augurio di buona giornata a tutti voi
Ermanno
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?
Innanzitutto devo dirvi francamente e senza esitazioni che considero lagiornata di Sant'Anna un arretramento rispetto a quella iniziale.Seguendo una vecchia suggestione di Lidia Menapace avevo cominciato le mielettere appellandomi ai compagni/e nonché amici/che, stando attento ognivolta che parlavo, un istante dopo l'altro, ad essere il più possibileinclusivo e a non creare occasioni di risentimento in altri diversi da meper sesso, età, cultura, studi, provenienza geografica e percorsoesistenziale.E poiché io sono uno di coloro che usano il termine "sinistra" per indicareuna situazione di rottura con questo presente, dopo avere letto alcunelettere di iscritti alla ml, devo constatare di essermi sbagliato; molto opoco non fa poi gran differenza.Un'osservazione preliminare: il termine "sinistra" è parte viva della storiad'Italia. Esiste dalla seconda metà dell'ottocento e non è solo sinonimo dipartiti o sindacati ispirati dalle dottrine di Marx, Bakunin o Bernstein, maqualche cosa di più ampio e complesso. Milioni, forse miliardi di persone,si sono ispirate ad esse. Tra quelle ci sono anche io. Ho i miei anni, lamia storia, il mio modo di comunicare. Posso essere anche ridicolo, manessuno mi può chiedere di essere una cosa diversa da quel che sonodiventato.Si dice: i partiti non servono. Allora cosa faremo quando il nostro gruppoavrà superato questa fase iniziale? Come decideremo di essererappresentanti-rappresentati nelle assemblee elettive o comunque sescenderemo nel vivo del corpo sociale per fare qualcosa? La verità è che lascomparsa dei partiti è la conseguenza della vittoria che una concezione delmondo, quella capitalistica, ha conseguito a danno dell'antagonista. Per cuine è derivata una concezione particolaristica, utilitarista ed egoistica,che ci fa sentire a disagio in ogni piega del nostro vivere quotidiano.Viceversa l'altra concezione riteneva e ritiene che il tutto è piùimportante della parte, che l'interesse della comunità sociale deveprecedere quello dell'individuo, la solidarietà sovrastare l'egoismo e ilbene comune quello particolare. Il termine "compagno" era lo scrigno e laperla di questa rappresentazione della vita.Non si può negare questa storia o, semplicemente, non tenerne conto, Citroveremmo tutti senza riferimenti culturali, inadeguati nei confronti dellarealtà che avanza, e avremmo molte difficoltà a leggere le cose chevedessimo scorrere davanti ai nostri occhi. Non riusciremmo, per dirne una,a capire il significato di termini elementari come fascismo e antifascismo.Gramsci vedeva il partito come "intellettuale collettivo", cioè come luogodi unione di tutte le intelligenze in una sintesi efficace ed efficiente. Insenso più ampio, una concezione condivisa dell'esistenza. Questo volevo direquando a Sant'Anna avevo accennato allo scavo nella memoria. Era iltentativo di superare la cesura, colmare il fossato, che la civiltà deiconsumi e dell'individualismo sfrenato aveva tracciato tra il nostropresente e l'epoca dei nostri antenati. Il Rinascimento l'hanno fatto gliartisti e i filosofi, ma l'opera compiuta dai contadini marchigianinell'arco di un millennio (900-1900) è assolutamente al di là di ogniimmaginazione. Non sarebbero mai riusciti a creare questo nostro paesaggiomeraviglioso se non avessero lavorato tutti insieme, duramente, seguendo ununico grande progetto collettivo. E' questa la lezione di Pasolini, ma anchedel nostro grande Paolo Volponi.Per cui, metodologicamente, credo che noi non si debba dire mai "questo è",bensì "questo io credo che sia". E dovremo ricostruire qualcosa che non siaun partito, ma ne contenga la storia, così come nel DNA del nipote c'èquello del nonno. E' il dubbio che deve muoverci, non la certezza. E primadi tutto dobbiamo trovare degli obiettivi grandi, pensando in grande. Conmolta umiltà e con altrettanta severità verso noi stessi.Fine della sparata.Peppe
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