mercoledì 16 luglio 2008
Elezioni 2009
Egregio compagno,i valori dell'antifascismo, della memoria della resistenza sono pienamente condivisibili.Vorrei soffermarmi però su una riflessione.Quando mio padre, contadino, aveva una pianta malata che non portava buoni frutti, non continuava a concimarla aspettando che guarisse perché, dandogli forza, sarebbe cresciuta anche la parte malata.Il rimedio era quello di separare la parte buona da quella malata.Oggi, dal basso, con fatica, stiamo cercando di dare forza a quella parte buona della sinistra, ma se non separiamo nettamente le due parti, finiremo con alimentare anche quella malata.Nelle prossime amministrative di Fano R.C., inglobata nella Sinistra Unita potrebbe essere alleata del PD.Bene comune al contrario, con coraggio e non incoscienza, come qualcuno ha detto, si e' separato.Dal basso resto con i piedi per terra, ma se abbiamo preso atto che serve un taglio netto da un certo modo di far politica, auspicherei ad una alleanza di RC., Verdi, Sinistra Democratica, Comunisti italiani con Bene Comune e perché no con IDV.Per concludere, egr. compagno se dobbiamo usare i valori dell'antinazismo e della resistenza dei ns. nonni partigiani per far crescere la parte malata, preferisco stare con la parte sana di Bene Comune che, stando al numero di tesserati che sta avendo, credo stia proprio mettendo buone radici.Se dunque, come propone vogliamo fare una sorta di apertura anticipata della campagna elettorale delleamministrative 2009 io non sarò Vs. complice nel dare ancora una volta forza a quella parte malata da cui cerchiamo di staccarci.Con affetto,Ubaldo Gaggioli
Democrazia e movimenti
Che la democrazia fosse in pericolo lo si sapeva da lungo tempo. Per esempioda quando nel 1994 si introdusse per referendum il sistema maggioritario,cioè proporzionale con premio di maggioranza alla Camera e Collegiouninominale al Senato.Era una legge che si ispirava quasi in tutto a un'altra del 1923, scrittadall'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo,la quale assicurò la prima vera legittimazione elettorale al partitofascista. Contro una legge quasi uguale, non a caso definita "truffa", inostri nonni e padri scesero in piazza negli anni 1952-'53.L'aver accettato, e garantito per buona, una legge del genere conargomentazioni pretestuose è stata una spallata alla democrazia che molti dinoi a quel tempo legittimarono senza discutere, senza capire che avrebberoperso quel minimo di controllo dal basso che avevano, solo perchéappartenenti a certi partiti politici.Io credo invece che a noi in tutti questi anni ci sia andato benenasconderci sotto il comodo velo delle bandiere di appartenenza, perché,tutto sommato, essere la sesta o quinta o settima potenza dell'occidente cipiaceva: avevamo tutti, più o meno, un lavoro, una casa, un'auto o due, levacanze in baita o ai tropici. Chi ce lo faceva fare di sbatterci per un po'di giustizia sociale in più? Senza muovere paglia abbiamo lasciato cheTrentin firmasse gli accordi del luglio '93: potere d'acquisto di salari estipendi in cambio di nulla, disinvestimenti in scuola pensioni e sanità,grandi privatizzazioni fasulle, le prime delocalizzazioni e i primilicenziamenti. Nemmeno una lira in innovazione e ricerca tecnologica,secondo la storica logica del nostro capitalismo, giustamente definito"straccione" dal sosia di Palmiro Ucchielli nel 1921. Non sono d'accordo conDarpetti (non su tutto, almeno), meno che mai sulla citazione di Langer. Manon è qui la sede per l'argomento. Dico solo che non penso che ripeterebbepari pari quelle argomentazioni se fosse vivo. Oggi. In ogni modo anche io, nel discutere, preferisco guardare il miointerlocutore negli occhi, osservare i suoi gesti, i suoi tic, analizzare lascelta dei termini, la loro periodicità, il tono di voce, lo sguardo, lamimica facciale.Quanto alla scuola e all'educazione, che a me piace senza specificazioni,basterebbe esaminare il comportamento della maggior parte di noi. Vi sieteaccorti che domenica scorsa, alle 9.30, ora d'inizio dei lavoripreannunciata con ragionevole anticipo, i presenti (residenti esclusi) sicontavano sulle dita di una mano? Che si è cominciato a lavorare alle 10.30?Che c'è stato chi è arrivato alle 11 e se n'è andato poco dopo le 15 dopoaver preso parte al picnic?E ora siamo a Pasqua di domenica. Il PRC con tre partitini alla sua sinistrae 5 (cinque) mozioni interne, i DS evaporati, decine e decine di movimentiche sorgono dal nulla e si agitano per fare qualcosa, alla maniera dei tonninella tonnara.Cosa si può fare? Poco. Ma quel minimo lavoro deve essere condotto con lamassima serietà, cioè con il rispetto dovuto a se stessi e agli altri.Secondo me la soluzione potrebbe essere questa: ogni gruppo stia nella suarealtà, cercando di lavorare con il più ampio numero di soggetti politiciaffini, qui e subito, restando peraltro in rete con altri gruppi pereventuali scambi di esperienze e competenze.Per finire. Io ho percorso con tormento e sofferenza tutto lo spazio asinistra dai '70 a oggi. So per esperienza che il 90% dei gruppi spontaneicome MDB parte a razzo ma si ritrova sfiatato dopo un percorso relativamentebreve, per scomparire quasi subito, come una goccia d'acqua su una pietrarovente. Non voglio che mi succeda così anche questa volta. Perciò dicosubito che toglierò il disturbo molto sollecitamente se vedrò confermato infuturo quel che è successo domenica 6 a Sant'Anna del Furlo.A tutti con amicizia.Peppe Scherpiani
Riflessioni
Cari amici del Movimento Dal Basso (MDB)
Domenica all’incontro, ho svolto la funzione di segretario verbalizzante di uno dei gruppi di lavoro, e quindi, trasmetto il mio compitino (All.1 – MDB gruppo del fare).
Ma vorrei fare anche alcune considerazioni. Credo sia opportuno farlo, e credo che insieme a me lo debbano fare anche altri, per provare a ragionare sul futuro di questo neo-nato movimento (il Movimento Dal Basso, appunto).
Dopo il primo incontro di Montegiove, non avevo scritto niente via e-mail (avevo scritto sul tema dei comportamenti solo nella fase preparatoria animata da Michele), perché ritenevo (e ritengo tuttora) abbastanza arido discutere via computer.
In politica, ma anche in senso lato nella partecipazione civile a qualsiasi attività, quando discuto ho bisogno di guardare i miei interlocutori, ascoltare i loro interventi, capire l’enfasi e l’intonazione di voce che mettono su alcuni temi, vedere il loro volto ed i loro gesti sottolineare alcune idee, capire cioè quanto ci mettono di loro stessi in ciò che dicono. E mi aspetterei che gli altri facessero altrettanto con me.
Incontrarsi, cioè, anche se non è sempre possibile, è molto più arricchente, e pertanto i pochi appuntamenti fisici che riusciamo ad organizzare dovrebbero essere un evento importante curato conseguentemente.
Invece mi sono trovato a constatare che “ci incontriamo per confrontarci, ma non abbiamo tempo per ascoltarci”.
Infatti abbiamo fatto un primo giro di idee in riunione plenaria con l’assillo del tempo, dicendo a tutti di essere sintetici. Poi ci siamo divisi in gruppi di lavoro con il problema del poco tempo chiedendo di essere brevi, senza dare la possibilità a tutti di fare un secondo giro, o di replicare ad alcune cose dette (solo alcuni più “intraprendenti” si prendono sempre il diritto di replica, a danno di tutti gli altri).
Poi nel pomeriggio siamo rimasti meno della metà, e così una buona parte non ha avuto il tempo di ascoltare ciò che avremmo dovuto dirci in quello spazio.
Io in particolare mi ero preparato a dire alcune cose, che non sono riuscito a dire.
Allora, per essere propositivo, credo che sia opportuno ragionare sulla possibilità che il lavoro di contenuti (quello cioè più corposo) venga fatto via e-mail, ossia scambiandoci idee in rete, e poi quando ci incontriamo utilizziamo il tempo per conoscerci e ragionare sul metodo di lavoro.
Infatti se ogni volta dobbiamo parlare al fine di conoscerci reciprocamente (perché il gruppo cambierà inevitabilmente ogni volta e dovremo ri-presentarci), poi dobbiamo parlare per discutere del metodo di lavoro, e poi dobbiamo parlare per discutere dei contenuti del nostro lavoro, non avendo abbastanza tempo per tutto, c’è un problema da risolvere.
Pertanto io penso che dovremo ragionare di contenuti in rete. A tale proposito comincio col dire che avrei impostato il mio intervento ragionando sul tema della democrazia che reputo sia in pericolo, sulla necessità di un risveglio etico e morale, ma soprattutto di comportamenti civici coerenti. E per non farla troppo lunga, siccome avevo previsto di prendere lo spunto da tre documenti (Il concetto del voto di opinione che rischia di scomparire con la democrazia, descritto in un intervento del giornalista Massimo Fini All.2; una mia riflessione sul tema della coerenza All.3; un articolo di Roberto Mancini sulla necessità di una campagna di educazione civica All.4, che io penso debba essere la pietra miliare del nostro lavoro), li allego per intero, così ognuno li legge da solo (se vuole) con tutta calma.
Riguardo agli obiettivi generali che ci proponiamo, non mi è del tutto chiaro, se abbiamo come orizzonte il consolidamento e la divulgazione di “nuovi stili di vita”, ovviamente a partire da noi, o se ci diamo come orizzonte la prospettiva di contribuire a “ricostruire la politica”, che francamente vedo molto, ma molto, deficitaria (specie nella città di Fano),
Perché in funzione di ciò, ovviamente, cambiamo le priorità (che era la domanda che avevo fatto in seduta plenaria). Gli obiettivi potrebbero anche essere perseguiti entrambi, e l’uno potrebbe anche essere propedeutico all’altro, ma la tempistica di realizzazione, e quindi la strategia, non è detto che coincidano.
Infine, un sassolino che mi devo togliere dalla scarpa. Il mio obiettivo è sicuramente contribuire a “ricostruire la politica”, ma non a “ricostruire la sinistra”, come qualcuno ha detto in riunione plenaria. Mi interessano gli orizzonti etici veri, ed i comportamenti conseguenti, ma le classificazioni “sinistra” o “non sinistra” credo che siano francamente da superare (a questo proposito allego un ultimo documento relativo ad un intervento di Alex Langer sul concetto di destra o sinistra All 5).
Scusate se sono stato troppo lungo, e se ho inviato troppa roba, ma è il frutto della contraddizione che ho descritto inizialmente: se non vogliamo ascoltarci (o se non abbiamo il tempo per farlo), dobbiamo avere almeno la pazienza di leggerci. Se c’è una terza via, qualcuno me la indichi.
Saluti cordiali a tutti. Gabriele Darpetti
Domenica all’incontro, ho svolto la funzione di segretario verbalizzante di uno dei gruppi di lavoro, e quindi, trasmetto il mio compitino (All.1 – MDB gruppo del fare).
Ma vorrei fare anche alcune considerazioni. Credo sia opportuno farlo, e credo che insieme a me lo debbano fare anche altri, per provare a ragionare sul futuro di questo neo-nato movimento (il Movimento Dal Basso, appunto).
Dopo il primo incontro di Montegiove, non avevo scritto niente via e-mail (avevo scritto sul tema dei comportamenti solo nella fase preparatoria animata da Michele), perché ritenevo (e ritengo tuttora) abbastanza arido discutere via computer.
In politica, ma anche in senso lato nella partecipazione civile a qualsiasi attività, quando discuto ho bisogno di guardare i miei interlocutori, ascoltare i loro interventi, capire l’enfasi e l’intonazione di voce che mettono su alcuni temi, vedere il loro volto ed i loro gesti sottolineare alcune idee, capire cioè quanto ci mettono di loro stessi in ciò che dicono. E mi aspetterei che gli altri facessero altrettanto con me.
Incontrarsi, cioè, anche se non è sempre possibile, è molto più arricchente, e pertanto i pochi appuntamenti fisici che riusciamo ad organizzare dovrebbero essere un evento importante curato conseguentemente.
Invece mi sono trovato a constatare che “ci incontriamo per confrontarci, ma non abbiamo tempo per ascoltarci”.
Infatti abbiamo fatto un primo giro di idee in riunione plenaria con l’assillo del tempo, dicendo a tutti di essere sintetici. Poi ci siamo divisi in gruppi di lavoro con il problema del poco tempo chiedendo di essere brevi, senza dare la possibilità a tutti di fare un secondo giro, o di replicare ad alcune cose dette (solo alcuni più “intraprendenti” si prendono sempre il diritto di replica, a danno di tutti gli altri).
Poi nel pomeriggio siamo rimasti meno della metà, e così una buona parte non ha avuto il tempo di ascoltare ciò che avremmo dovuto dirci in quello spazio.
Io in particolare mi ero preparato a dire alcune cose, che non sono riuscito a dire.
Allora, per essere propositivo, credo che sia opportuno ragionare sulla possibilità che il lavoro di contenuti (quello cioè più corposo) venga fatto via e-mail, ossia scambiandoci idee in rete, e poi quando ci incontriamo utilizziamo il tempo per conoscerci e ragionare sul metodo di lavoro.
Infatti se ogni volta dobbiamo parlare al fine di conoscerci reciprocamente (perché il gruppo cambierà inevitabilmente ogni volta e dovremo ri-presentarci), poi dobbiamo parlare per discutere del metodo di lavoro, e poi dobbiamo parlare per discutere dei contenuti del nostro lavoro, non avendo abbastanza tempo per tutto, c’è un problema da risolvere.
Pertanto io penso che dovremo ragionare di contenuti in rete. A tale proposito comincio col dire che avrei impostato il mio intervento ragionando sul tema della democrazia che reputo sia in pericolo, sulla necessità di un risveglio etico e morale, ma soprattutto di comportamenti civici coerenti. E per non farla troppo lunga, siccome avevo previsto di prendere lo spunto da tre documenti (Il concetto del voto di opinione che rischia di scomparire con la democrazia, descritto in un intervento del giornalista Massimo Fini All.2; una mia riflessione sul tema della coerenza All.3; un articolo di Roberto Mancini sulla necessità di una campagna di educazione civica All.4, che io penso debba essere la pietra miliare del nostro lavoro), li allego per intero, così ognuno li legge da solo (se vuole) con tutta calma.
Riguardo agli obiettivi generali che ci proponiamo, non mi è del tutto chiaro, se abbiamo come orizzonte il consolidamento e la divulgazione di “nuovi stili di vita”, ovviamente a partire da noi, o se ci diamo come orizzonte la prospettiva di contribuire a “ricostruire la politica”, che francamente vedo molto, ma molto, deficitaria (specie nella città di Fano),
Perché in funzione di ciò, ovviamente, cambiamo le priorità (che era la domanda che avevo fatto in seduta plenaria). Gli obiettivi potrebbero anche essere perseguiti entrambi, e l’uno potrebbe anche essere propedeutico all’altro, ma la tempistica di realizzazione, e quindi la strategia, non è detto che coincidano.
Infine, un sassolino che mi devo togliere dalla scarpa. Il mio obiettivo è sicuramente contribuire a “ricostruire la politica”, ma non a “ricostruire la sinistra”, come qualcuno ha detto in riunione plenaria. Mi interessano gli orizzonti etici veri, ed i comportamenti conseguenti, ma le classificazioni “sinistra” o “non sinistra” credo che siano francamente da superare (a questo proposito allego un ultimo documento relativo ad un intervento di Alex Langer sul concetto di destra o sinistra All 5).
Scusate se sono stato troppo lungo, e se ho inviato troppa roba, ma è il frutto della contraddizione che ho descritto inizialmente: se non vogliamo ascoltarci (o se non abbiamo il tempo per farlo), dobbiamo avere almeno la pazienza di leggerci. Se c’è una terza via, qualcuno me la indichi.
Saluti cordiali a tutti. Gabriele Darpetti
martedì 15 luglio 2008
A proposito del fare
Ciao a tutti e tutte, qualunque cosa voi siate,vorrei precisare quel che intendo io circa gli obiettivi che questomovimento o ircocervo o gatto mammone deve darsi.Ci siamo trovati a Monte Giove a seguito della storica, clamorosa e forsedefinitiva implosione di una certa sinistra italiana.Quindi il primo e fondamentale obiettivo l'abbiamo individuato in unaricostruzione di un'idea di sinistra, nella quale fossero contenuti in viaprincipale i caratteri della novità e dell'intelligenza. Di qui è poidiscesa la necessità di ritessere la tela di una presenza organizzata nelleistituzioni e nella società-Per questo ci è sembrato giusto cominciare la cosa con la ricerca di unastrumentazione teorica, base indispensabile per qualsiasi praticasuccessiva. Cioè: per fare cosa? Ma anche: quanti siamo, che mezzi abbiamo adisposizione, che area possiamo coprire, chi possono essere i nostrieventuali alleati?Inoltre non teniamo sempre conto del fatto (è sempre una impressionesoltanto mia) che ci sono anche i nostri avversari, i vincitori attuali, chestanno programmando una loro agenda dei lavori, con la quale dovremomisurarci in assenza di nostre strutture politiche organizzate nelle sedipiù importanti della decisione. Io credo che uno dei nostri obiettiviprioritari dovrebbe essere quello di capire e prevedere le mosse di governoe maggioranza, per non farci trovare spiazzati quando essi sarannooperativi.Dobbiamo darci quindi delle scadenze. Si può operare con pazienza ma senzacullarci nella illusione del lungo periodo o del tempo storico. A propositodel quale il sommo economista John Maynard Keynes diceva: "C'è una solacertezza nel lungo periodo. Che quando finirà saremo morti tutti".Allora bisogna stabilire una gerarchia degli obiettivi, badando bene chefini e mezzi non si vadano a sovrapporsi in una confusione irrimediabile edefinitiva.Allora mi sembra corretto il nostro modo di procedere che fino a questomomento abbiamo seguito: analisi dei dati, individuazione degli obiettivi,metodo e, infine, mezzi.Ora abbiamo individuato dei campi di intervento. La prossima voltadetermineremo con più chiarezza il cosa fare all'interno di ognuno di essi.Nel frattempo dovremo continuare a scriverci e a meglio definire le nostreidee con la stessa passione che ci ha contraddistinti finora.A tutti con stima e affetto. Peppe
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