Il nostro gruppo era quello errante, che ha trovato un po’ d’ombra nella desolata area del parcheggio. Ne facevano parte persone eterogenee, alcune delle quali appartenenti ad associazioni di volontariato (ambientalista, animalista, culturale, sociale), sindacati, cooperative sociali e liste civiche.
Dopo un giro di “perché sono qui”, da cui è emersa preponderante la delusione della politica e il rifiuto per gran parte della sua attuale rappresentanza, abbiamo rilevato che il male comune a tutte le organizzazioni, di partito e sindacali, è stato l’eccesso di delega, di cui troppo spesso molti rappresentanti eletti hanno abusato per gestire piccoli e grandi centri di potere, utilizzati con metodi analoghi in pressochè tutti gli schieramenti.
In questo panorama di impoverimento della proposta politica, accompagnato dalle crescenti difficoltà economiche allargate a una parte sempre più vasta della popolazione, le classi sociali più sofferenti dal punto di vista del reddito o dell’approccio filosofico hanno voltato le spalle ai partiti che nel passato ne avevano interpretato le necessità, rivolgendosi all’astensionismo o degenerando nella ricerca della forza e della sicurezza proposte dalle destre.
I partiti hanno ampiamente dimostrato, ancor più dopo le ultime elezioni, di non essere in grado di percorrere la via della revisione, sebbene all’interno ci siano delle forze sane che però, proprio in quanto tali, non hanno una funzione egemone.
E’ necessario ricostituire non solo il metodo, ma anche i contenuti.
Il primo, non può prescindere dal coinvolgimento diretto delle persone che, pur bisognose di essere difese e rappresentate, si arroccano nella vita routinaria e individualista di tutti i giorni. Occorre riscoprire il coinvolgimento del volantinaggio, dei tavoli informativi, della raccolta diretta delle adesioni, delle assemblee di quartiere e di ogni altra forma che possa superare il divario tra politica e popolo.
I contenuti (tutela dell’ambiente, trasparenza, giustizia, equità, solidarietà, pace, tolleranza, nonviolenza, ecc..) debbono superare le posizioni preesistenti e rigide di appartenenza, e devono essere nuovamente riscoperti e condivisi in un documento che non sia semplicemente la somma delle singole aspettative, ma la sintesi dei contributi che ciascuno vorrà apportare.
Sarà necessario riscrivere insieme i principi, che potranno essere raccolti in un documento, il Manifesto o Carta di MonteGiove, da costruire negli incontri successivi.
Parallelamente, occorrerà definire programmi ad ampio raggio e singoli obiettivi su cui si cercherà di far convergere i rappresentanti politici, senza escludere la possibilità di definire una rappresentanza propria.
Se qualcosa ho omesso, o qualcun altra ho eccessivamente enfatizzato, prego i partecipanti al gruppo di evidenziarlo. Emanuela
martedì 3 giugno 2008
Monte Giove gruppo 2
Bene sono riuscita anche a leggere tutti i messaggi che sono arrivati.
Già il lunedì avevo l'impressione di aver partecipato ad un bell'incontro, in una splendida cornice, con persone vere, desiderose di mettersi in gioco e di dedicare parte delle loro energie alla ricerca di un sistema di vita e di pensiero attento all'uomo e all'ambiente. Persone con cui ho setito di condividere molte cose. I messaggi che sono arrivati in questi giorni mi hanno confermato tutto ciò. Sono proprio fiduciosa che dal basso c'è una bella spinta verso l'alto!
Penso che l'ottima idea di una banca delle competenze sia il primo passo per individuare il tipo di risorse su cui possiamo contare e serva già a dare delle direzioni di interesse e d'intervento.
Mi risulta un pò difficile fare una sintesi delle cose emerse nel cerchio perchè sono state tante e tutte di grande valore, quindi scusate se dimentico qualcosa e magari fate aggiunte e/o correzioni.
E' emerso chiaramente il poco interesse alla creazione di un nuovo partito visto che negli ultimi tempi( e non solo)quasi nessuno si è riconosciuto e sentito rappresentato dai partiti , è comunque forte il desiderio di una dimensione in cui riconoscersi e portare avanti le proprie idee.
L'opinione comune è di partire dalla persona, dai suoi bisogni e dalla sua credibilità.
Si sente molto l'esigenza dell'incontro e del confronto. In questo non è esclusa la possibilità che si generi il conflitto, ma anche questo è da considerare prezioso se affrontato in modo civile e costruttivo.
La concretezza degli obbiettivi, anche se minimali, è sicuramente il punto su cui ci si è trovati tutti in accordo.
Un'altro elemento che accomuna molte persone è l'esigenza di individuare un luogo, che sia punto di aggregazione, confronto, progettazione e azione, che aiuti ad avere un contatto diretto con le esigenze del territorio e della popolazione, che dia la giusta visibilità al gruppo e alle cose che si pensano e fanno.
Il metodo di lavoro è sicuramente il primo strumento da concordare per portare avanti tutto questo così come la redazione di un programma che dia un orizzonte comune alle varie realtà.
Le problematiche del territorio a livello locale che ogni componente del gruppo ha portato come urgenza hanno offerto un panorama piuttosto vasto e direi molto simile al livello nazionale: sanità, servizi sociali, piano regolatore, nuovi sistemi di mercato, cultura e informazione. Insomma la scelta è ampia è ardua.
Per ora passo e chiudo.
Sandra
Già il lunedì avevo l'impressione di aver partecipato ad un bell'incontro, in una splendida cornice, con persone vere, desiderose di mettersi in gioco e di dedicare parte delle loro energie alla ricerca di un sistema di vita e di pensiero attento all'uomo e all'ambiente. Persone con cui ho setito di condividere molte cose. I messaggi che sono arrivati in questi giorni mi hanno confermato tutto ciò. Sono proprio fiduciosa che dal basso c'è una bella spinta verso l'alto!
Penso che l'ottima idea di una banca delle competenze sia il primo passo per individuare il tipo di risorse su cui possiamo contare e serva già a dare delle direzioni di interesse e d'intervento.
Mi risulta un pò difficile fare una sintesi delle cose emerse nel cerchio perchè sono state tante e tutte di grande valore, quindi scusate se dimentico qualcosa e magari fate aggiunte e/o correzioni.
E' emerso chiaramente il poco interesse alla creazione di un nuovo partito visto che negli ultimi tempi( e non solo)quasi nessuno si è riconosciuto e sentito rappresentato dai partiti , è comunque forte il desiderio di una dimensione in cui riconoscersi e portare avanti le proprie idee.
L'opinione comune è di partire dalla persona, dai suoi bisogni e dalla sua credibilità.
Si sente molto l'esigenza dell'incontro e del confronto. In questo non è esclusa la possibilità che si generi il conflitto, ma anche questo è da considerare prezioso se affrontato in modo civile e costruttivo.
La concretezza degli obbiettivi, anche se minimali, è sicuramente il punto su cui ci si è trovati tutti in accordo.
Un'altro elemento che accomuna molte persone è l'esigenza di individuare un luogo, che sia punto di aggregazione, confronto, progettazione e azione, che aiuti ad avere un contatto diretto con le esigenze del territorio e della popolazione, che dia la giusta visibilità al gruppo e alle cose che si pensano e fanno.
Il metodo di lavoro è sicuramente il primo strumento da concordare per portare avanti tutto questo così come la redazione di un programma che dia un orizzonte comune alle varie realtà.
Le problematiche del territorio a livello locale che ogni componente del gruppo ha portato come urgenza hanno offerto un panorama piuttosto vasto e direi molto simile al livello nazionale: sanità, servizi sociali, piano regolatore, nuovi sistemi di mercato, cultura e informazione. Insomma la scelta è ampia è ardua.
Per ora passo e chiudo.
Sandra
Dal basso verso l'alto
Bene sono riuscita anche a leggere tutti i messaggi che sono arrivati.
Già il lunedì avevo l'impressione di aver partecipato ad un bell'incontro, in una splendida cornice, con persone vere, desiderose di mettersi in gioco e di dedicare parte delle loro energie alla ricerca di un sistema di vita e di pensiero attento all'uomo e all'ambiente. Persone con cui ho setito di condividere molte cose. I messaggi che sono arrivati in questi giorni mi hanno confermato tutto ciò. Sono proprio fiduciosa che dal basso c'è una bella spinta verso l'alto!
Penso che l'ottima idea di una banca delle competenze sia il primo passo per individuare il tipo di risorse su cui possiamo contare e serva già a dare delle direzioni di interesse e d'intervento.
Mi risulta un pò difficile fare una sintesi delle cose emerse nel cerchio perchè sono state tante e tutte di grande valore, quindi scusate se dimentico qualcosa e magari fate aggiunte e/o correzioni.
E' emerso chiaramente il poco interesse alla creazione di un nuovo partito visto che negli ultimi tempi( e non solo)quasi nessuno si è riconosciuto e sentito rappresentato dai partiti , è comunque forte il desiderio di una dimensione in cui riconoscersi e portare avanti le proprie idee.
L'opinione comune è di partire dalla persona, dai suoi bisogni e dalla sua credibilità.
Si sente molto l'esigenza dell'incontro e del confronto. In questo non è esclusa la possibilità che si generi il conflitto, ma anche questo è da considerare prezioso se affrontato in modo civile e costruttivo.
La concretezza degli obbiettivi, anche se minimali, è sicuramente il punto su cui ci si è trovati tutti in accordo.
Un'altro elemento che accomuna molte persone è l'esigenza di individuare un luogo, che sia punto di aggregazione, confronto, progettazione e azione, che aiuti ad avere un contatto diretto con le esigenze del territorio e della popolazione, che dia la giusta visibilità al gruppo e alle cose che si pensano e fanno.
Il metodo di lavoro è sicuramente il primo strumento da concordare per portare avanti tutto questo così come la redazione di un programma che dia un orizzonte comune alle varie realtà.
Le problematiche del territorio a livello locale che ogni componente del gruppo ha portato come urgenza hanno offerto un panorama piuttosto vasto e direi molto simile al livello nazionale: sanità, servizi sociali, piano regolatore, nuovi sistemi di mercato, cultura e informazione. Insomma la scelta è ampia è ardua.
Per ora passo e chiudo.
Sandra
Già il lunedì avevo l'impressione di aver partecipato ad un bell'incontro, in una splendida cornice, con persone vere, desiderose di mettersi in gioco e di dedicare parte delle loro energie alla ricerca di un sistema di vita e di pensiero attento all'uomo e all'ambiente. Persone con cui ho setito di condividere molte cose. I messaggi che sono arrivati in questi giorni mi hanno confermato tutto ciò. Sono proprio fiduciosa che dal basso c'è una bella spinta verso l'alto!
Penso che l'ottima idea di una banca delle competenze sia il primo passo per individuare il tipo di risorse su cui possiamo contare e serva già a dare delle direzioni di interesse e d'intervento.
Mi risulta un pò difficile fare una sintesi delle cose emerse nel cerchio perchè sono state tante e tutte di grande valore, quindi scusate se dimentico qualcosa e magari fate aggiunte e/o correzioni.
E' emerso chiaramente il poco interesse alla creazione di un nuovo partito visto che negli ultimi tempi( e non solo)quasi nessuno si è riconosciuto e sentito rappresentato dai partiti , è comunque forte il desiderio di una dimensione in cui riconoscersi e portare avanti le proprie idee.
L'opinione comune è di partire dalla persona, dai suoi bisogni e dalla sua credibilità.
Si sente molto l'esigenza dell'incontro e del confronto. In questo non è esclusa la possibilità che si generi il conflitto, ma anche questo è da considerare prezioso se affrontato in modo civile e costruttivo.
La concretezza degli obbiettivi, anche se minimali, è sicuramente il punto su cui ci si è trovati tutti in accordo.
Un'altro elemento che accomuna molte persone è l'esigenza di individuare un luogo, che sia punto di aggregazione, confronto, progettazione e azione, che aiuti ad avere un contatto diretto con le esigenze del territorio e della popolazione, che dia la giusta visibilità al gruppo e alle cose che si pensano e fanno.
Il metodo di lavoro è sicuramente il primo strumento da concordare per portare avanti tutto questo così come la redazione di un programma che dia un orizzonte comune alle varie realtà.
Le problematiche del territorio a livello locale che ogni componente del gruppo ha portato come urgenza hanno offerto un panorama piuttosto vasto e direi molto simile al livello nazionale: sanità, servizi sociali, piano regolatore, nuovi sistemi di mercato, cultura e informazione. Insomma la scelta è ampia è ardua.
Per ora passo e chiudo.
Sandra
Funzionarà se...
Bello, bellissimo l'incontro di tante persone che si sentivano isolate nelle loro delusioni, ma che non demordono...
Funzionerà?
Funzionerà se ciascuno di noi anteporrà l'interesse collettivo alle proprie stagnanti certezze.
Funzionerà se sapremo accogliere le differenze.
Funzionerà se avremo a cuore la solidarietà, la giustizia e il diritto delle generazioni future.
Funzionerà se vorremo unirci in un sentire comune piuttosto che difendere le nostre particolarità.
Dipende da ciò che ognuno di noi porterà in dote, subordinando ciò che intende trovare.
Emanuela
Funzionerà?
Funzionerà se ciascuno di noi anteporrà l'interesse collettivo alle proprie stagnanti certezze.
Funzionerà se sapremo accogliere le differenze.
Funzionerà se avremo a cuore la solidarietà, la giustizia e il diritto delle generazioni future.
Funzionerà se vorremo unirci in un sentire comune piuttosto che difendere le nostre particolarità.
Dipende da ciò che ognuno di noi porterà in dote, subordinando ciò che intende trovare.
Emanuela
Coinvolgere i più deboli
Ciao a tutti,Ci ho messo una settima ad elaborare i miei pensieri e sicuramente sono incompleti e spero di metterli giù nella maniera più chiara e meno equivoca possibileLE BELLE COSE...Non ho fatto mai parte nella mia vita di un movimento o partito politico pur essendo stata da sempre la mia posizione dichiaratemente di sinistra.Monte Giove, grazie all'idea di Michele ed ovviamente a tutti voi, è stato per me qualcosa di speciale (premetto che purtroppo sono potuto stare solo di mattina, che a detta di molti sembra essere stata la parte migliore)...se la politica è questa (o meglio come l'ha definita giustamente Michele la bella politica) forse per la prima volta mi può interessare (intendo in maniera attiva). Avere nel gruppo mattutino diverse persone di provenienza molto eterogenee (sindacato, REES Marche, GAS, Movimento femminista e persone provenienti da mondi lavorativi diversi) ha dato una direzione, a mio giudizio, molto interessante alla conversazione. E' stato bello ascoltare e mi sono sentito a mio agio anche nell'esprimere i miei pensieri...anche quando verso la fine la discussione stava iniziando a volgere quasi verso la forma del dibattito. Se ci aggiungo che ero seduto in un prato di un luogo bellissimocome Monte Giove e che alzando gli occhi vedevo al mia bimba giocare felice, devo dire che avevo una gran serenità d'animo e senza sembrar retorico un pensiero mi è balenato in testa " forse anche le sconfitte elettorali come questa servono a qualcosa"LE COSE CHE MI DANNO DA PENSARE....Ho percepito, sentendovi parlare e leggendo i vostri pensieri via e-mail, che la politica potrebbe, anzi lo è, un arricchimento culturale. La dialettica di quei discorsi fatti e gli interessanti spunti di riflessioni di queste e-mail mi fanno però venire in mente un piccolo dubbio. Io sono un ingegnere ma provengo da uno spermatozoo di un manovale.So ascoltare (e a volte anche capire :-)) lezioni o conferenze universitarie ma anche i discorsi che faccio con i vicini a casa di mio babbo.La mia domanda allora è questaCi poniamo interrogativi sul metodo, ma forse non è il caso di porci l'interrogativo di come la nostra comunicazione può arrivare a tutti, ma dico proprio a tutti?Ve lo dico perchè secondo me questo è un nodo chiave anche della sconfitta della sinistra. A mio giudizio è molto difficile parlare o pensare ai più deboli senza coinvolgere i più deboli. Quanti operai, stranieri c'erano quella domenica ? La Sinistra in Italia ha perso (a mio giudizio) perchè filosofeggia sui più deboli senza coivolgerli o per lo meno ascoltarli o almeno farsi capire da loro e così al primo campanellino di Voto utile o al grido di battaglia vi rendiamo le città più sicure ci hanno mollato.Quindi secondo me bisogna parlare complesso e semplice allo stesso tempo.Un esempio ? I GAS (lo cito solo perchè facendone parte lo conosco non per tirar l'acqua al mio mulino). Chi arriva nei GAS fa un incontro di una mezz'ora in cui uno di noi gli spiega i principi base di un GAS, quelli elementari. Poi per chi vuole approfondire parlare di economie di scala etc...ha a disposizione incontri di GAS Politik o incontri vari anche esterni ai GAS che si fanno. Ecco i GAS a Fano stanno crescendo di mese in mese (sicuramente non solo per questo). Si può fare una conferenza bellissima sulle PM10 (che ci sarà appunto a Monte Giove) ma si deve essere in grado anche di spiegare con il suo linguaggio all'anziano, all'operaio e allo straniero con poche e semplici parole perchè le polveri sottili son dannose.Un secondo e ultimo punto che mi sta a cuore e che ho accennato nel mio gruppo e che comunque penso sia anche uno degli intenti di Michele riunendo tutte queste persone provenienti da diverse realtà. Non si può andare avanti pensando che ognuno guardi al suo orticello. Son contentissimo che esistano diversi comitati, associazioni, movimenti (anzi premetto tutta la mia stima e il mio appoggio) che lottano per cause nobili, ma è incomprensibile che le associazioni o comitati non si coordininoo o si lascino coordinare. Un'altra causa della sconfitta della Sinistra secondo me è stata anche questa : non riuscire a fare da catalizzatore alle varie associazioni e movimenti.Un altro esempio ? Io sono a favore del Parco a Fano e contro l'inceneritore di Schieppe (e penso come me in diversi). Il 2 giugno ci sono 2 feste in concomitanza. Perchè?Io non voglio fare la spoletta tra Fano e Calcinelli. Entrambe le cause e le persone che lottano per queste meritano che alle feste partecipino più persone possibili. Sarebbe bastato comunicare e pianificare insieme( con questo non voglio dire che poi eventi si possono sovrapporre o che tutti vadano sempre dappertutto). Da soli non andiamo da nessuna parte insieme sicuramente ce la giochiamo tanto che si chiami sinistra o con un altro nome ( non si offenda nessuno per questo riferimento al 2 giugno lo dico solo perchè sono due cause che mi stanno a cuore)Comunque grazie a tutti perchè dopo Monte Giove ho la sensazione di essere meno solo..e soprattutto se ancora uno spiraglio c'e' per il futuro e ancor di più per quello di tanti bimbi come la mia di 4 anniè perchè su quel prato c'erano sedute 50 personeBuona notte a tuttiCiaoMichele
Tutti sullo stesso piano
Cari tutti e tutte,io credo che Monte Giove non sia stato un miracolo, ma un momentori-creativo di una socialità antica, quasi arcaica, proveniente dalle piùprofonde sedimentazioni del nostro essere animali politici, portatori di unapropria storia e di una specificità di genere. Ciò significa che al momentodi recarsi lì, ciascuno di noi si attendeva magari inconsciamente, proprioun momento come questo. Dopo tanti anni di frustrante e umiliante praticapolitica, in cui avevamo (parlo per me e per molti della mia generazione)sperimentato la solitudine di chi prova a proporre qualcosa di diverso,avevamo bisogno di riscoprire la bellezza e l'incanto della dimensionecollettiva, della trasversalità degli interessi, della valorizzazione di noistessi nel confronto con gli altri, della cooperazione e delle competenze dasocializzare. Dell'affetto, come giustamente ha notato Andreina. NESSUNO DINOI HA MAI TENTATO, se non per ritrarsi subito, DI PROPORSI COME LEADERCARISMATICO O PORTATORE DI ESPERIENZE SUPERIORI. In questo senso abbiamoannullato, con una prassi trovata lì per lì e accettata senza esitazioni, ilmomento di analisi e riflessione del dopo sconfitta, il morettiano "Dai,facciamoci del male". Non ce n'era bisogno. Così come non è assolutamentenecessario sapere chi è il nemico e dove si trova, proprio perché dobbiamoprima conoscere noi, cosa vogliamo, quanto lo vogliamo e cosa siamo dispostia fare per riuscire nell'intento.E' un primo passo. Forse non arriveremo ad alcun risultato tangibile. E'anche probabile che noi non si riesca, come vorremmo, a costruire unsoggetto politico capace di incidere il duro e spesso piattume delleconsuetudini politiche oggi in auge. Ma sentiamo il dovere di provarci. Névale il discorso dell'età, perché ognuno di quelli che erano nei gruppirappresentava un universo sommamente complesso ed una storia unica. Se noirinunciassimo ad avere proprio lo stesso ruolo che ha un altro qualsiasiall'interno dell'assemblea avremmo come unico risultato quello di avercreato una cosa monca, amputata del nostro essere. Invece dobbiamo cercareuna sintesi, in cui possa starci il meglio (magari poco) di tutti.Per questo io sento che devo andare avanti. Se ne sortiranno esitimeravigliosi ne sarò orgoglioso e contento. Se invece tutto dovesse finire abreve o lungo termine, sarò solamente contento perché, in ogni modo, avreisempre incontrato un mucchio di belle persone.A presto, con affetto. Per me ogni data è buona.Peppe Scherpiani
Circolari
ciao a tutte e tutti,
ritengo l'iniziativa di domenica scorsa molto importante perché, come già altri partecipanti hanno scritto, si sono adottati modi efficaci di partecipazione.
in particolare il gruppo di discussione della mattina, in numero limitato di partecipanti e (almeno secondo la regola adottata dal gruppo del quale facevo parte) con un ordine degli interventi veramente "circolare", cioè semplicemente regolato dalla disposizione in circolo dei partecipanti, ha permesso un confronto aperto sulle questioni proposte da ciascuno - personalmete ho trovato positivamente significativo il fatto che non ci si sia cristallizzati sulla ricerca di soluzioni-contenitore (tipo un nuovo partito, una nuova lista o un nuovo comitato), ma si sia preferito discutere e verificare ciò che effettivamente può metterci in comune; inoltre il momento del pranzo in una cornice che disponeva piacevolmente alla convivalità non ha potuto che esaltare l'occasione. purtroppo io sono duvuto andare via per pranzo, e non ho potuto partecipare alla discussione collettiva del pomeriggio.
per la prossima volta sono disponibile per qualsiasi giorno verrà deciso.
infine, sempre a proposito dei "modi efficaci", vorrei precisare la mia proposta di scrivere ai giornali: ritengo che più che sottolineare il dissenso sull'allarmismo sociale indotto nei confronti dei migranti - una strumentalizzazione ovviamente inaccettabile - si dovrebbe esprimere la paura che si ha dei neofascisti e leghisti nelle nostre città, proprio facendo riferimento agli episodi di violenze di cui le loro squadre si sono rese protagoniste recentemente, i casi che si sono verificati nella nostra zona (vedi l'aggressione di quasi due anni fa - se non ricordo male - ai due militanti DS di Fano) collegandoli ai casi del resto d'italia per sottolineare che si tratta di un fenomeno tangibile e dilagante, e per questo da stroncare concretamente, dire quindi che sarebbe il caso di chiudere i covi di questi delinquenti, dove le forze dell'ordine troverebbero sicuramente materiale pericoloso o di propaganda illecita, ribadendo che il fascismo in italia fino a prova contraria è reato. insomma, come le destre hanno cavalcato l'onda della paura, così io penso che dovremmo esprimere la nostra paura, puntando il dito sui fascisti, cioè implicitamente spostando l'attenzione dell'opinione pubblica dai migranti alla destra xenofoba. io credo che esprimere il dissenso dalle strumentalizzazioni xenofobe della comunicazione rischi di farci individuare subito come dei "rompiballe comunisti" le cui lettere non vanno tenute in considerazione ma cestinate.
so che per questa mia precisazione posso essere tacciato di ambiguità, pensate quello che volete, la mia proposta è dettata dall'intento di perseguire il modo più efficace per affrontare l'emergenza neofascista, per porla all'attenzione dell'opinione pubblica, di quella "ggente" che guarda il dito invece della luna.
il mio non è un modellino di lettera da copiare, è una proposta, e sono interessato a conoscere l'opinione di chi non la condivide nella ricerca condivisibile dei modi da adottare, e naturalmente ognuno è libero di scrivere una sua lettera.
ciao
Vittorio
ritengo l'iniziativa di domenica scorsa molto importante perché, come già altri partecipanti hanno scritto, si sono adottati modi efficaci di partecipazione.
in particolare il gruppo di discussione della mattina, in numero limitato di partecipanti e (almeno secondo la regola adottata dal gruppo del quale facevo parte) con un ordine degli interventi veramente "circolare", cioè semplicemente regolato dalla disposizione in circolo dei partecipanti, ha permesso un confronto aperto sulle questioni proposte da ciascuno - personalmete ho trovato positivamente significativo il fatto che non ci si sia cristallizzati sulla ricerca di soluzioni-contenitore (tipo un nuovo partito, una nuova lista o un nuovo comitato), ma si sia preferito discutere e verificare ciò che effettivamente può metterci in comune; inoltre il momento del pranzo in una cornice che disponeva piacevolmente alla convivalità non ha potuto che esaltare l'occasione. purtroppo io sono duvuto andare via per pranzo, e non ho potuto partecipare alla discussione collettiva del pomeriggio.
per la prossima volta sono disponibile per qualsiasi giorno verrà deciso.
infine, sempre a proposito dei "modi efficaci", vorrei precisare la mia proposta di scrivere ai giornali: ritengo che più che sottolineare il dissenso sull'allarmismo sociale indotto nei confronti dei migranti - una strumentalizzazione ovviamente inaccettabile - si dovrebbe esprimere la paura che si ha dei neofascisti e leghisti nelle nostre città, proprio facendo riferimento agli episodi di violenze di cui le loro squadre si sono rese protagoniste recentemente, i casi che si sono verificati nella nostra zona (vedi l'aggressione di quasi due anni fa - se non ricordo male - ai due militanti DS di Fano) collegandoli ai casi del resto d'italia per sottolineare che si tratta di un fenomeno tangibile e dilagante, e per questo da stroncare concretamente, dire quindi che sarebbe il caso di chiudere i covi di questi delinquenti, dove le forze dell'ordine troverebbero sicuramente materiale pericoloso o di propaganda illecita, ribadendo che il fascismo in italia fino a prova contraria è reato. insomma, come le destre hanno cavalcato l'onda della paura, così io penso che dovremmo esprimere la nostra paura, puntando il dito sui fascisti, cioè implicitamente spostando l'attenzione dell'opinione pubblica dai migranti alla destra xenofoba. io credo che esprimere il dissenso dalle strumentalizzazioni xenofobe della comunicazione rischi di farci individuare subito come dei "rompiballe comunisti" le cui lettere non vanno tenute in considerazione ma cestinate.
so che per questa mia precisazione posso essere tacciato di ambiguità, pensate quello che volete, la mia proposta è dettata dall'intento di perseguire il modo più efficace per affrontare l'emergenza neofascista, per porla all'attenzione dell'opinione pubblica, di quella "ggente" che guarda il dito invece della luna.
il mio non è un modellino di lettera da copiare, è una proposta, e sono interessato a conoscere l'opinione di chi non la condivide nella ricerca condivisibile dei modi da adottare, e naturalmente ognuno è libero di scrivere una sua lettera.
ciao
Vittorio
Ancora su Monte Giove
Qualche velocissimo pensiero su Monte Giove, solo appunti salvati dall’autocensura. Alla prossima riunione, magari, si potrà fare meglio, per esempio evitando di disperdere (o quasi) nel “cerchio” il buon lavoro dei gruppi (sempre come punto di “ripartenza” e non di arrivo,ovviamente). Allora:
- La vignetta allegata è più vecchia di quasi tutti voi. Anni ’70, partorita per un giornale sindacale in occasione di contratto incasinato. L’edizione allegata è quella “ripresa” ai tempi della quercia… perché ve la mando? Perché rispecchia abbastanza fedelmente uno dei “motivi” venuti fuori anche a Monte Giove, sotto “il fico”, che poi fico non era (ma cos’era?). Ecco allora questi brevissimi appunti che don Michele avrà la bontà di fare avere a tutto il popolo del monte, perché io (in giro si sa) con il www.montegiove.it faccio schifo.
-Clima auto-consolatorio. Va bene? Certo che no. Mi fa ricordare la faccenda degli “auto-eletti” con la legge elettorale in vigore, che tutto sommato è dispiaciuta a pochi. E meno ancora son stati quelli che lo hanno detto.
- extraparlamentari. Nel senso di essere fuori… Non vi pare che su questo fatto sia stata carente l’analisi anche da parte nostra (rimozione o mancata elaborazione del lutto?). Poco siam stati capaci di dire sul perché siamo stati cacciati dal Tempio. Credo che molti dei nostri “lor signori” (romani e non) avrebbero dovuto andare a casa. Con o senza pensione. Non si tratta di dar colpe o penitenze, ma di stare un tantino più attenti, anche per evitare “ricadute”.
-La presenza dei vecchi. Sì, senza virgolette. Non dateci altre bandiere da portare. Cerco di ricordare sempre, e non solo a me stesso, come la lanterna dell’esperienza, nella migliore delle ipotesi, illumina il passato. Mi sa che la cosa migliore sarebbe quella (anche per noi) di accontentarsi di stare nel gruppo, non mimetizzati!, e far sentire la nostra voce, magari per ricordare a quelli “più giovani di noi” che può essere solo un’ illusione quella di credere di andare a sinistra nuotando da quella parte nella piscina di una nave che va – dritta dritta, inesorabilmente – dalla parte opposta.
-Bandire per sempre il “NOI di NOI”. Salvo che non si voglia dar ragione alla previsione di Moretti sul numero delle generazioni necessarie per tornare a vincere.
Mi sa che gli altri appunti li butto via, perché, proprio il prossimo, riguardava lo “lo scrivere troppo”. Un vizio antico della sinistra (per ricordare – forse – quello che non abbiamo detto né potuto o saputo fare).
Una piccola cosa prima di salutarvi.
- I problemi. Cito qualche esempio, piccolo-piccolo che riguarda Fano. Anche il nostro personale impegno nei comitati (elettrosmog, viabilità, sottopasso, spiagge, amianto, parco, ambiente…) ci ha insegnato che per essere credibili occorrono fatti, meglio un solo problema concreto portato a soluzione che cento documenti, magari approvati alla unanimità. L’albero che non da frutto (fico compreso) verrà tagliato e gettato nel fuoco (Luca o Matteo?). Insomma, è forse dai problemi anche piccoli che occorre ripartire, anche se ci mancheranno gli “aiutini”.
- Ciao a tutti.
Giorgiopana
- La vignetta allegata è più vecchia di quasi tutti voi. Anni ’70, partorita per un giornale sindacale in occasione di contratto incasinato. L’edizione allegata è quella “ripresa” ai tempi della quercia… perché ve la mando? Perché rispecchia abbastanza fedelmente uno dei “motivi” venuti fuori anche a Monte Giove, sotto “il fico”, che poi fico non era (ma cos’era?). Ecco allora questi brevissimi appunti che don Michele avrà la bontà di fare avere a tutto il popolo del monte, perché io (in giro si sa) con il www.montegiove.it faccio schifo.
-Clima auto-consolatorio. Va bene? Certo che no. Mi fa ricordare la faccenda degli “auto-eletti” con la legge elettorale in vigore, che tutto sommato è dispiaciuta a pochi. E meno ancora son stati quelli che lo hanno detto.
- extraparlamentari. Nel senso di essere fuori… Non vi pare che su questo fatto sia stata carente l’analisi anche da parte nostra (rimozione o mancata elaborazione del lutto?). Poco siam stati capaci di dire sul perché siamo stati cacciati dal Tempio. Credo che molti dei nostri “lor signori” (romani e non) avrebbero dovuto andare a casa. Con o senza pensione. Non si tratta di dar colpe o penitenze, ma di stare un tantino più attenti, anche per evitare “ricadute”.
-La presenza dei vecchi. Sì, senza virgolette. Non dateci altre bandiere da portare. Cerco di ricordare sempre, e non solo a me stesso, come la lanterna dell’esperienza, nella migliore delle ipotesi, illumina il passato. Mi sa che la cosa migliore sarebbe quella (anche per noi) di accontentarsi di stare nel gruppo, non mimetizzati!, e far sentire la nostra voce, magari per ricordare a quelli “più giovani di noi” che può essere solo un’ illusione quella di credere di andare a sinistra nuotando da quella parte nella piscina di una nave che va – dritta dritta, inesorabilmente – dalla parte opposta.
-Bandire per sempre il “NOI di NOI”. Salvo che non si voglia dar ragione alla previsione di Moretti sul numero delle generazioni necessarie per tornare a vincere.
Mi sa che gli altri appunti li butto via, perché, proprio il prossimo, riguardava lo “lo scrivere troppo”. Un vizio antico della sinistra (per ricordare – forse – quello che non abbiamo detto né potuto o saputo fare).
Una piccola cosa prima di salutarvi.
- I problemi. Cito qualche esempio, piccolo-piccolo che riguarda Fano. Anche il nostro personale impegno nei comitati (elettrosmog, viabilità, sottopasso, spiagge, amianto, parco, ambiente…) ci ha insegnato che per essere credibili occorrono fatti, meglio un solo problema concreto portato a soluzione che cento documenti, magari approvati alla unanimità. L’albero che non da frutto (fico compreso) verrà tagliato e gettato nel fuoco (Luca o Matteo?). Insomma, è forse dai problemi anche piccoli che occorre ripartire, anche se ci mancheranno gli “aiutini”.
- Ciao a tutti.
Giorgiopana
Monte Giove - Gruppo 1
I partiti, ma anche altre strutture come ad esempio le cooperative, non sono luoghi di democrazia ma di gestione del potere e per questo escludono le risorse dei movimenti. I partiti non sono di per sé qualcosa di negativo, negative sono le attuali forme di partito
I vecchi non mollano, continuano ad occupare posti di responsabilità nei partiti e quindi non c’è ricambio generazionale.
La cultura di sinistra è di élite ed è rimasta legata a vecchie coordinate.
Non sappiamo cosa fare, ma l’attuale situazione di caos può essere positiva perché predispone all’apertura verso nuove possibilità, a condizione di non avere fretta e di lasciar maturare le cose.
Molto importanti, più che le dichiarazioni di principio e di appartenenza, sono i comportamenti personali e quindi l’esempio che si può dare.
Bisogna ripartire dalla cultura, cioè definire cosa è giusto e cosa è sbagliato in base ai bisogni comuni delle persone e ai problemi del territorio.
Non serve coinvolgere tante persone, serve coinvolgere le persone giuste.
Non serve fare un nuovo partito ma continuare a fare quello che ognuno fa costruendo sinergie.
Bisogna discutere seriamente di alcuni aspetti importanti della società attuale quali la rete e il grillismo
I vecchi non mollano, continuano ad occupare posti di responsabilità nei partiti e quindi non c’è ricambio generazionale.
La cultura di sinistra è di élite ed è rimasta legata a vecchie coordinate.
Non sappiamo cosa fare, ma l’attuale situazione di caos può essere positiva perché predispone all’apertura verso nuove possibilità, a condizione di non avere fretta e di lasciar maturare le cose.
Molto importanti, più che le dichiarazioni di principio e di appartenenza, sono i comportamenti personali e quindi l’esempio che si può dare.
Bisogna ripartire dalla cultura, cioè definire cosa è giusto e cosa è sbagliato in base ai bisogni comuni delle persone e ai problemi del territorio.
Non serve coinvolgere tante persone, serve coinvolgere le persone giuste.
Non serve fare un nuovo partito ma continuare a fare quello che ognuno fa costruendo sinergie.
Bisogna discutere seriamente di alcuni aspetti importanti della società attuale quali la rete e il grillismo
Radiclasocialismo
A Michele e a tutti.
Sono nella mailing list perché vivamente interessato a questo prezioso esperimento di democrazia dal basso che state promuovendo, ben sapendo di non poter partecipare direttamente alla maggior parte delle iniziative, per problemi di lavoro e familiari ed anche un po' per scelta, convinto come sono che debbano essere possibilmente i giovani, adesso, a muoversi e a prendere in mano il "testimone", per cambiare radicalmente la politica ed anche il "modo" di fare politica.
Ma avendo la fortuna di far parte di quel meraviglioso progetto che è l'associazione culturale "movimento radicalsocialista", e avendo l'incarico di curare il sito www.radicalsocialismo.it , a cui hanno collaborato in varie forme personalità come Franca Rame e Dario Fo, Rina Gagliardi, Giulietto Chiesa, Mario Capanna e tante voci della cultura progressista e libertaria, insieme a circa 200 compagni di tutta Italia e di tutti i filoni e accenti della sinistra "radicale" - uniti da quel grande e rivoluzionario valore che abbiamo chiamato la "libertà eguale" - credo che il mio più utile contributo alla "causa" sia quello di dare spazio e vetrina nazionale al movimento dal basso che sta nascendo a Fano, ospitando nel sito MRS, dal forum alla home page, quanto emerge dalle attività e dalle riflessioni del gruppo e dei singoli. Naturalmente previo consenso dei singoli, quando si tratta di interventi individuali, come ho già cominciato a fare in un paio di casi, di fronte ad alcune interessantissime lettere che mi sono pervenute.
Quindi complimenti e buon lavoro a voi tutti! Il cammino è forse in salita, ma c'è assoluto bisogno di ragionare, discutere, confrontarsi e di riprendere il cammino, nell'interesse di chi subisce le miserie (materiali e morali), le ingiustizie e le irrazionalità di questa società capovolta e alienata, e non è per nulla disposto ad arrendersi.
Giancarlo Iacchini
Sono nella mailing list perché vivamente interessato a questo prezioso esperimento di democrazia dal basso che state promuovendo, ben sapendo di non poter partecipare direttamente alla maggior parte delle iniziative, per problemi di lavoro e familiari ed anche un po' per scelta, convinto come sono che debbano essere possibilmente i giovani, adesso, a muoversi e a prendere in mano il "testimone", per cambiare radicalmente la politica ed anche il "modo" di fare politica.
Ma avendo la fortuna di far parte di quel meraviglioso progetto che è l'associazione culturale "movimento radicalsocialista", e avendo l'incarico di curare il sito www.radicalsocialismo.it , a cui hanno collaborato in varie forme personalità come Franca Rame e Dario Fo, Rina Gagliardi, Giulietto Chiesa, Mario Capanna e tante voci della cultura progressista e libertaria, insieme a circa 200 compagni di tutta Italia e di tutti i filoni e accenti della sinistra "radicale" - uniti da quel grande e rivoluzionario valore che abbiamo chiamato la "libertà eguale" - credo che il mio più utile contributo alla "causa" sia quello di dare spazio e vetrina nazionale al movimento dal basso che sta nascendo a Fano, ospitando nel sito MRS, dal forum alla home page, quanto emerge dalle attività e dalle riflessioni del gruppo e dei singoli. Naturalmente previo consenso dei singoli, quando si tratta di interventi individuali, come ho già cominciato a fare in un paio di casi, di fronte ad alcune interessantissime lettere che mi sono pervenute.
Quindi complimenti e buon lavoro a voi tutti! Il cammino è forse in salita, ma c'è assoluto bisogno di ragionare, discutere, confrontarsi e di riprendere il cammino, nell'interesse di chi subisce le miserie (materiali e morali), le ingiustizie e le irrazionalità di questa società capovolta e alienata, e non è per nulla disposto ad arrendersi.
Giancarlo Iacchini
Nonviolenza
Concordo che è stata una bella giornata (anche se ho perso la mattinata che, a sentire di molti, è stata la cosa migliore).Lungi da me fare lezioncine, ma nonviolenza si scrive tutto attaccato (al massimo non-violenza). Non è questione di italiano, ma di sostanza."Non violenza" sarebbe, come diceva Mimmo, un negare qualcosa: e allora avrebbe ragione Mimmo che diceva non si può costruire qualcosa negando, ma occorre fare proposte positive. Gandhi parlava di aihmsa (assenza di violenza) e satiagraha (adesione alla verità) e diceva che se non si è in grado di proporre un "programma costruttivo" alternativo a quello che si contesta è meglio lasciar perdere. In italiano questa strategia gandhiana (ma anche di Martin Luther King ed altri) è stata tradotta con nonviolenza, che va scritta appunto così per sottolineare che non si tratta affatto di negare qualcosa, ma di costruire con metodo (nei mezzi c'è già il fine così come nel seme c'è già l'albero). Per questo con le rivoluzioni armate non si è costruito ma niente di buono (e con le velleità armate degli anni '70 in Italia ancora meno). Assumere il metodo e la strategia della nonviolenza significa rinunciare alla violenza non per tattica (perchè non conviene) ma come scelta di fondo, che se portata alle estreme conseguenze moltiplica le idee e le strade verso la liberazione (pensate a Gandhi e agli inglesi, che se ne andarono dall'India chiedendo scusa per quello che avevano fatto per secoli), significa accettare di confrontarsi con l'altro, il quale ha comunque un pezzettino di verità, proporre un programma costruttivo alternativo a quello vigente ed andare a proporlo alla gente. Qui, diversamente dal passato, sorge una grande questione: il controllo dei mezzi di comunicazione che oggi sono in grado di far credere, con una opportuna e martellante azione, che gli asini volano (guardate la questione della criminalità: tutti i dati dicono che è in diminuzione, ma se chiedete alla gente crede il contrario).Dunque: lavoriamo per il programma costruttivo, nella questione dell'energia, della mobilità, del costruire, dell'immigrazione, ecc..Se sapremo proporlo, allora avremo la forza, etica e politica, di andare avanti.Luciano Benini
Ciao a tutti. Sono molto contento della riuscita della giornata, partendo proprio dal bel tempo speso assieme. Le cose più importanti, quelle che restano impresse delle riunioni, sono le parti prima e dopo della cosiddetta parte seria. Negli abbracci fra i tanti ritrovati - prima- e i tanti conosciuti - dopo - c'è la sostanza di Montegiove. Ma se non ci fossero stati il clima, che rifletteva il metodo usato, non ci sarebbero stati neanche i momenti in mezzo, quelli cioè dei cerchi e dei tavoli. In gruppi piccoli si parla bene, ma soprattutto si aprla bene se si parla in modo informale. Mi è piaciuto il gruppo nel quale siamo riusciti ad ascoltarci, interromperci in modo educato, ed anche cercare di convicerci. Non è male farlo, perchè se si ha una forte tensione è giusto esprimerla. Io vengo da Ancona, sono originario di Pesaro, e si sente che il gruppo è legato alle attività di Pesaro. Se è nato lì, non lo forzerei a perdere le sue caratteristiche territoriali. Io avevo paura di trovare persone troppo critiche nei confronti della sinistra, che si sentissero di appartenere a qualcosa di più pulito, che non si è sporcato le mani. Invece ho trovato persone che si sentivano di avere perso un passaggio, ma molti di noi hanno ammesso che lo stavamo perdendo da tempo. Spesso c'è qualcuno che si lamenta del fatto che non ci sono i giovani. Per me ce ne sono, in proporzione alle nascite delle ultime generazioni. Mancavano, invece, gli ultrasessantacinquenni, che sono parte attiva ed importante della società. Io ne ho 54, ma sono un intellettuale, politicizzato, etc. Poi mancavano completamente i migranti. L'ho notato altre volte, con gli immigrati si tende a fare solo politica verso, non assieme. Anche nel resto delle Marche, dove lavoro di più, c'è moltissimo da fare per costruire momenti assieme sulla cultura, sulla casa, sulla scuola, e di conseguneza sul divertimento. Il divertimento, il tempo perso, in realtà è guadagnato, se abbatte le barriere.
M'è venuta un'idea mentre scrivevo: una possibile banca delle competenze potrebbe essere che, in uno dei prossimi incontri, alcuni di noi, rappresentano un'attività per renderne edotti tutti. Un teatrino, semiserio, con l'aiuto dei musici come dice Michele, di pochi minuti in cui il gruppo di altro acquisto viene esemplificato, nel bene e nelle difficoltà, e così la Rete Migranti di cui sono appartenente, e così un giornalino che già c'è o potrebbe esserci, o igruppi open source. Intendo dire, non per fare bella figura, ma per vedere se siamo capacidi trovare un linguaggio per farci capire ed interessare.
Grazie della pazienza.
Io penso che avrò dei problemi ad esserci solo il 22. Per gli altri giorni c'è una piscina o una pozza d'acqua al Furlo per mia moglie Nicoletta?
Marcello Pesarini
M'è venuta un'idea mentre scrivevo: una possibile banca delle competenze potrebbe essere che, in uno dei prossimi incontri, alcuni di noi, rappresentano un'attività per renderne edotti tutti. Un teatrino, semiserio, con l'aiuto dei musici come dice Michele, di pochi minuti in cui il gruppo di altro acquisto viene esemplificato, nel bene e nelle difficoltà, e così la Rete Migranti di cui sono appartenente, e così un giornalino che già c'è o potrebbe esserci, o igruppi open source. Intendo dire, non per fare bella figura, ma per vedere se siamo capacidi trovare un linguaggio per farci capire ed interessare.
Grazie della pazienza.
Io penso che avrò dei problemi ad esserci solo il 22. Per gli altri giorni c'è una piscina o una pozza d'acqua al Furlo per mia moglie Nicoletta?
Marcello Pesarini
Collaboriamo a Megachip
Un saluto a tutti coloro che hanno partecipato all'incontro di domenica scorsa a Monte Giove.Tra i vari temi di discussione è stato accennato al problema della comunicazione.A questo proposito Vi invito a visitare il sito www.megachip.info e leggere gli articoli relativi al format di informazione libera che stanno realizzando.Riporto un capoverso, tra gli aspetti editoriali del progetto, che mi sembra interessante: "...È importante ribadire che tra i compiti dei gruppi locali c'è quello di organizzarsi in redazioni , per dar vita ad una rete di nodi territoriali e diventare essi stessi "fonte" di notizie. Una tale strutturazione permetterà di bypassare le grandi agenzie, destinando ad esempio le risorse riservate all'acquisto dei diritti immagini proprio ai gruppi che sul territorio saranno in grado di produrre autonomamente servizi già confezionati. Un modo per avere e diffondere notizie originali, che non trovano mai spazio nell'agenda dei grandi media."Potrebbe essere questo uno dei temi di discussione in una delle riunioni a venire.
Saluti
Gualtiero Mancini
Saluti
Gualtiero Mancini
Tempo di agire
Sono cresciuta negli scout. Fare un cerchio, seduti su un prato, all’ombra di un “fico”, e confrontarsi in un piccolo gruppo in atmosfera leggera su questioni pesanti, è stata per me la cosa più naturale del mondo, benefica e liberatoria, arricchente e fruttuosa.
I toni sono stati caldi e pacati, le sensibilità diverse ed interessanti.
Il gruppo, nel salone, ha perso intimità, l’ho sentito a tratti aggressivo: passaggi che mi hanno fatto sentire a disagio sono quelli tipo “sulle cose di fondo siamo tutti d’accordo, basta chiacchiere, è tempo di agire, partecipate alla nostra lotta”.
Io trovo in queste affermazioni l’ottusità che ha portato alla sconfitta la sinistra radicale. Ottusità che si manifesta nella chiusura generata da un percorso fossilizzato, che ha perso i contatti con la gente, con l’elettorato, perché non è stata in grado di ascoltare, ma solo di criticare e pontificare, una sorta di integralismo rigido e “bigotto”.
Sulle cose di fondo siamo tutti d’accordo? A me non sembra. Alcuni di noi si sono appena conosciuti, ci siamo appena appena assaggiati. Siamo sicuramente affini nell’esprimere un disagio all’interno di questa società, di questo governo. Ma siamo un cuor solo sulle priorità? Sulle cose che ci stanno veramente a cuore? Siamo tutti d’accordo sul modo di comunicare queste nostre priorità? Abbiamo tutti la stessa idea di come impegnarci sui diversi fronti? Io sento il profondo e grande bisogno di confrontarmi con tutti su questi temi, sento anche il bisogno di guardarmi dentro e di conoscere le mie più profonde aspirazioni.
Basta chiacchiere? Io è la prima volta che mi confronto in vita mia in modo così allargato su questi temi, mi sono sentita accolta, è stato liberante. Sento un bisogno profondo di ascoltare i bisogni e le proposte di tutti, e di lavorare per intenti comuni. Per me non sono chiacchiere: è la pratica risposta al bisogno di non essere più passiva spettatrice della deriva del nostro mondo e della nostra società.
E’ tempo di agire. Io ho questo difetto: sono laureata in “pianificazione…”, prima di agire ho bisogno di pianificare gli obiettivi, definire mezzi e percorsi, distribuire responsabilità. Ma quando ho chiaro tutto questo vado come un treno. Forse molti di voi hanno già tutto chiaro, e sono già treni in corsa. Io però non ce la faccio a salire mentre il treno corre. Mi siedo in stazione, e con chi è rimasto a terra “pianifico” il prossimo viaggio.
Partecipate alla “nostra” lotta. Già non mi piace il termine “lotta”. Condivido pienamente la premessa all’incontro. Abbandoniamo questo gergo militare. Non voglio né posso pensare che chi la pensa diversamente da me sia un nemico. Se fosse così sarei anch’io integralista, razzista, chiusa. Si potrebbe chiamare “impegno”, “obiettivo”, o altro a piacere. Inoltre esco appena adesso dal torpore della passività, voglio prima capirci qualcosa.
Ci sono invece temi che ieri abbiamo appena trattato, che secondo me varrebbe la pena analizzare più a fondo, per trovare nuovi strumenti, nuova linfa: il perché della sconfitta elettorale, i problemi di comunicazione e partecipazione. Da questa analisi emergeranno gli errori, e gli errori accenderanno la luce su nuovi metodi e percorsi. Se non accendiamo questa luce, sprecheremmo, come già è successo, energie preziose.
Ringrazio Michele e tutti voi di aver creato l’occasione e poi costruito questo felice spazio di confronto. Spero possano essercene altri così aperti e arricchenti, migliorando e crescendo anche sui metodi di dialogo. Riflettere sui metodi è un modo per lasciarsi indietro l’ottusità, dare spazio a nuove voci, a tutte le voci, ad idee fresche, ma timide e nascoste a lungo dentro la testa ed il cuore di ciascuno.
Passando alle questioni logistiche e tecniche:
per me e Sergio va bene solo il 22 giugno, perché le altre due domeniche siamo, speriamo, in Alto Adige.
La banca delle competenze mi sembra una splendida idea, molto pratica, e veramente occasione per tutti di dare un contributo personale ed attivo.
A presto
Pia Miccoli
I toni sono stati caldi e pacati, le sensibilità diverse ed interessanti.
Il gruppo, nel salone, ha perso intimità, l’ho sentito a tratti aggressivo: passaggi che mi hanno fatto sentire a disagio sono quelli tipo “sulle cose di fondo siamo tutti d’accordo, basta chiacchiere, è tempo di agire, partecipate alla nostra lotta”.
Io trovo in queste affermazioni l’ottusità che ha portato alla sconfitta la sinistra radicale. Ottusità che si manifesta nella chiusura generata da un percorso fossilizzato, che ha perso i contatti con la gente, con l’elettorato, perché non è stata in grado di ascoltare, ma solo di criticare e pontificare, una sorta di integralismo rigido e “bigotto”.
Sulle cose di fondo siamo tutti d’accordo? A me non sembra. Alcuni di noi si sono appena conosciuti, ci siamo appena appena assaggiati. Siamo sicuramente affini nell’esprimere un disagio all’interno di questa società, di questo governo. Ma siamo un cuor solo sulle priorità? Sulle cose che ci stanno veramente a cuore? Siamo tutti d’accordo sul modo di comunicare queste nostre priorità? Abbiamo tutti la stessa idea di come impegnarci sui diversi fronti? Io sento il profondo e grande bisogno di confrontarmi con tutti su questi temi, sento anche il bisogno di guardarmi dentro e di conoscere le mie più profonde aspirazioni.
Basta chiacchiere? Io è la prima volta che mi confronto in vita mia in modo così allargato su questi temi, mi sono sentita accolta, è stato liberante. Sento un bisogno profondo di ascoltare i bisogni e le proposte di tutti, e di lavorare per intenti comuni. Per me non sono chiacchiere: è la pratica risposta al bisogno di non essere più passiva spettatrice della deriva del nostro mondo e della nostra società.
E’ tempo di agire. Io ho questo difetto: sono laureata in “pianificazione…”, prima di agire ho bisogno di pianificare gli obiettivi, definire mezzi e percorsi, distribuire responsabilità. Ma quando ho chiaro tutto questo vado come un treno. Forse molti di voi hanno già tutto chiaro, e sono già treni in corsa. Io però non ce la faccio a salire mentre il treno corre. Mi siedo in stazione, e con chi è rimasto a terra “pianifico” il prossimo viaggio.
Partecipate alla “nostra” lotta. Già non mi piace il termine “lotta”. Condivido pienamente la premessa all’incontro. Abbandoniamo questo gergo militare. Non voglio né posso pensare che chi la pensa diversamente da me sia un nemico. Se fosse così sarei anch’io integralista, razzista, chiusa. Si potrebbe chiamare “impegno”, “obiettivo”, o altro a piacere. Inoltre esco appena adesso dal torpore della passività, voglio prima capirci qualcosa.
Ci sono invece temi che ieri abbiamo appena trattato, che secondo me varrebbe la pena analizzare più a fondo, per trovare nuovi strumenti, nuova linfa: il perché della sconfitta elettorale, i problemi di comunicazione e partecipazione. Da questa analisi emergeranno gli errori, e gli errori accenderanno la luce su nuovi metodi e percorsi. Se non accendiamo questa luce, sprecheremmo, come già è successo, energie preziose.
Ringrazio Michele e tutti voi di aver creato l’occasione e poi costruito questo felice spazio di confronto. Spero possano essercene altri così aperti e arricchenti, migliorando e crescendo anche sui metodi di dialogo. Riflettere sui metodi è un modo per lasciarsi indietro l’ottusità, dare spazio a nuove voci, a tutte le voci, ad idee fresche, ma timide e nascoste a lungo dentro la testa ed il cuore di ciascuno.
Passando alle questioni logistiche e tecniche:
per me e Sergio va bene solo il 22 giugno, perché le altre due domeniche siamo, speriamo, in Alto Adige.
La banca delle competenze mi sembra una splendida idea, molto pratica, e veramente occasione per tutti di dare un contributo personale ed attivo.
A presto
Pia Miccoli
Essere noi stessi e parte di un gruppo
Ciao a tutti
Vorrei inviarvi un po' di quello che mi fruga in testa dopo il nostro incontro di ieri. Non ho cercato di metterlo in una forma sistematica, semplicemente scrivo quello che mi viene in mente.Non sappiamo esattamente in quanti siamo stati, ma non importa, una cosa mi ha colpito tanto: ognuno di noi è un'universo. Con la sua storia, le sue diversità, i suoi bisogni e forse anche le sue pretese. Secondo me una questione fondamentale è: Come possiamo essere pienamente noi stessi e contemporaneamente parte di un gruppo. E' per questo che mi interessa "il metodo". Forse dovrei chiamarlo diversamente, invece di metodo il nostro modo di relazionarci, ma non solo teoreticamente. Quando sono stata nel piccolo gruppo mi sono sentita molto a mia agio, sono riuscita a collegarmi alle diverse persone e dando spazio ad ognuno di noi c'era veramente questo noi, tutt'altro che omogeneo. Il plenum invece, nonostante il cerchio, non mi ha fatto lo stesso effetto. Non sono più riuscita a seguire tutto quello che le persone dicevano, al più tardi dopo cinque minuti mi sono persa e non ho avuto il coraggio a dirlo a voce alta, come mai?. Se io parlo e gli altri non riescono più a seguirmi, preferirei piuttosto di essere interrotta. Anche questo fa parte del metodo.Un'altra cosa mi è rimasta: il non avere fretta. Mi è piaciuto il paragone che ha fatto Gabriele: in permacultura aspettiamo un anno senza fare niente, semplicemente osserviamo il terreno. Ma questo non vuol dire di girare intorno a se stessi, di diventare pigri o inefficienti, vuol dire semplicemente di sviluppare la capacità di ascolto. Chi siamo? Come possiamo riunirci in modo che la motivazione di ognuno di noi cresce sempre di più e riusciamo anche a trasmetterla ad altri? è soltanto questione di contenuti o anche del modo con il quale comunichiamo? Dobbiamo per forza andare d'accordo su tutto? Cosa succede se su qualcosa non andiamo d'accordo? Nella vita quotidiana percepisco sempre una grande fretta, un attivismo a tutti i costi, chi si ferma è perduto, ma è veramente così? Quante domande sto faccendo... domande alle quali non voglio immediatamente una risposta, voglio poter stare anche senza risposte, nella fiducia che dopo che riesco a fare questo le risposte che troverò saranno risposte che mi soddisferanno davvero.Per stasera è tutto.Un abbraccioPetra
Vorrei inviarvi un po' di quello che mi fruga in testa dopo il nostro incontro di ieri. Non ho cercato di metterlo in una forma sistematica, semplicemente scrivo quello che mi viene in mente.Non sappiamo esattamente in quanti siamo stati, ma non importa, una cosa mi ha colpito tanto: ognuno di noi è un'universo. Con la sua storia, le sue diversità, i suoi bisogni e forse anche le sue pretese. Secondo me una questione fondamentale è: Come possiamo essere pienamente noi stessi e contemporaneamente parte di un gruppo. E' per questo che mi interessa "il metodo". Forse dovrei chiamarlo diversamente, invece di metodo il nostro modo di relazionarci, ma non solo teoreticamente. Quando sono stata nel piccolo gruppo mi sono sentita molto a mia agio, sono riuscita a collegarmi alle diverse persone e dando spazio ad ognuno di noi c'era veramente questo noi, tutt'altro che omogeneo. Il plenum invece, nonostante il cerchio, non mi ha fatto lo stesso effetto. Non sono più riuscita a seguire tutto quello che le persone dicevano, al più tardi dopo cinque minuti mi sono persa e non ho avuto il coraggio a dirlo a voce alta, come mai?. Se io parlo e gli altri non riescono più a seguirmi, preferirei piuttosto di essere interrotta. Anche questo fa parte del metodo.Un'altra cosa mi è rimasta: il non avere fretta. Mi è piaciuto il paragone che ha fatto Gabriele: in permacultura aspettiamo un anno senza fare niente, semplicemente osserviamo il terreno. Ma questo non vuol dire di girare intorno a se stessi, di diventare pigri o inefficienti, vuol dire semplicemente di sviluppare la capacità di ascolto. Chi siamo? Come possiamo riunirci in modo che la motivazione di ognuno di noi cresce sempre di più e riusciamo anche a trasmetterla ad altri? è soltanto questione di contenuti o anche del modo con il quale comunichiamo? Dobbiamo per forza andare d'accordo su tutto? Cosa succede se su qualcosa non andiamo d'accordo? Nella vita quotidiana percepisco sempre una grande fretta, un attivismo a tutti i costi, chi si ferma è perduto, ma è veramente così? Quante domande sto faccendo... domande alle quali non voglio immediatamente una risposta, voglio poter stare anche senza risposte, nella fiducia che dopo che riesco a fare questo le risposte che troverò saranno risposte che mi soddisferanno davvero.Per stasera è tutto.Un abbraccioPetra
Una base per cominciare
Per me è stata una giornata di grande spessore umano e politico. C’è stata amicizia e anche condivisione. Ho cercato di rispettare l’altro calpestando un lungo retaggio di abitudini sedimentate e consolidate. Ho imparato molto dai nostri compagni/e, giovani e meno giovani Ho scoperto che coloro che amano le stesse cose che io amo sono molti di più di quanto avevo inizialmente immaginato.
Credo che sia una buona base per cominciare.
Non chiediamo assiduità, ma puntualità.
Con affetto a tutti, Peppe
Credo che sia una buona base per cominciare.
Non chiediamo assiduità, ma puntualità.
Con affetto a tutti, Peppe
IL BENE IN COMUNE
Monte Giove, l’Eremo più bello e gioioso del mondo. Non è nascosto nel bosco ombroso, non è in una forra, non è difficile da raggiungere. Ti si apre come un sipario di bellezza, un tuffo al cuore: sopra Fano, sopra il mare e gli orti, sopra gli ulivi e i pini. Che meraviglia! A me e ad Antonio ci aveva portato lassù Lorenza Carboni, una dolcissima donna che ci ha lasciato troppo presto. Quel giorno, ancora mi commuove ricordarlo, parlammo di tutto, di “Itinerari e Incontri”, certo, della sua creatura che ora porta avanti il marito Giovanni, ma anche di Paradiso in terra, di difesa dei monaci camaldolesi contro l’arroganza dei privati che vorrebbero mettere le grinfie su Monte Giove e parlammo di amore, di figli, di vita e di morte. Che Incontro, nel sole, lo scintillio del mare, le nostre risate! Poi eravamo tornati, altre volte, sempre su invito di Lorenza, ad ascoltare Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Tronti e dom Frigerio, Cacciari e tanti altri filosofi. Lassù, isolati ma insieme, in quella sala spoglia, nel refettorio, lungo i vialetti, la Sinistra parlava, dialogava, si confrontava con il mondo Cattolico, con eleganza e sobrietà.
Non c’ero più tornata dopo la morte di Lorenza. Ma questa volta, mi sono fatta forza, volevo che le mie carissime amiche Laura e Mirta potessero godere e gioire con me di quello spettacolo, e volevo e voglio, aderire all’invito di Michele. Una bella persona questo Michele. E’ spinto dalla passione del condividere, si vede, vuole un mondo bello, buono e giusto, come direbbe il Carlin Petrini di Slow Food. Michele è innamorato profondamente della democrazia e della partecipazione, termini buttati nel fango che lui ha ripreso, ha ripulito e lucidato e ce li porge, gentile.
Era bello quel 25 maggio. Tutti sul prato, a piccoli cerchi, anche i bambini si sono messi in tondo, e tutti a parlare, a raccontarsi a ricordare, a sperare. Le sinistre si sono ritrovate, confuse, intrecciate: quelle riformiste e quelle movimentiste, quelle rivoluzionarie e quelle dei piccoli passi, i sessantottini a cui non pesavano i quarant’anni trascorsi, anzi, si sono sentiti così leggeri e veri, i giovani timidi o strafottenti, palpitanti, curiosi, giravano di qua e di là per capire tutto, non perdere niente, le famiglie finalmente insieme, non più separati da una militanza a metà, i vecchi hanno un po’ straparlato, va bene, è giusto così, ma erano così intensi, come si faceva a interromperli? C’erano un po’ di donne sole che si sono scaldate all’idea della Comunità, qualche uomo galante che si è scaldato di fronte al sangue argentino, chi parla sempre ha fatto un passo indietro, chi non ha mai parlato ha osato esporre al vento il suo pensiero. E anche il Camaldolese da Brescia a un certo punto sembrava Che Guevara! Che bella gente! Come sarà bello ritrovarsi. C’è ancora il futuro. Forse è questo il Bene Comune: noi stessi, tutti insieme.
Andreina De Tomassi
Non c’ero più tornata dopo la morte di Lorenza. Ma questa volta, mi sono fatta forza, volevo che le mie carissime amiche Laura e Mirta potessero godere e gioire con me di quello spettacolo, e volevo e voglio, aderire all’invito di Michele. Una bella persona questo Michele. E’ spinto dalla passione del condividere, si vede, vuole un mondo bello, buono e giusto, come direbbe il Carlin Petrini di Slow Food. Michele è innamorato profondamente della democrazia e della partecipazione, termini buttati nel fango che lui ha ripreso, ha ripulito e lucidato e ce li porge, gentile.
Era bello quel 25 maggio. Tutti sul prato, a piccoli cerchi, anche i bambini si sono messi in tondo, e tutti a parlare, a raccontarsi a ricordare, a sperare. Le sinistre si sono ritrovate, confuse, intrecciate: quelle riformiste e quelle movimentiste, quelle rivoluzionarie e quelle dei piccoli passi, i sessantottini a cui non pesavano i quarant’anni trascorsi, anzi, si sono sentiti così leggeri e veri, i giovani timidi o strafottenti, palpitanti, curiosi, giravano di qua e di là per capire tutto, non perdere niente, le famiglie finalmente insieme, non più separati da una militanza a metà, i vecchi hanno un po’ straparlato, va bene, è giusto così, ma erano così intensi, come si faceva a interromperli? C’erano un po’ di donne sole che si sono scaldate all’idea della Comunità, qualche uomo galante che si è scaldato di fronte al sangue argentino, chi parla sempre ha fatto un passo indietro, chi non ha mai parlato ha osato esporre al vento il suo pensiero. E anche il Camaldolese da Brescia a un certo punto sembrava Che Guevara! Che bella gente! Come sarà bello ritrovarsi. C’è ancora il futuro. Forse è questo il Bene Comune: noi stessi, tutti insieme.
Andreina De Tomassi
Resoconto Monte Giove Domenica 25 maggio 2008
Premessa
In maniera del tutto provvisoria e arbitraria ho usato il nome “Movimento dal basso”. Ragioneremo col tempo anche sul nome, se ci serve. Per ora usiamo questo.
Cominciamo dai dati.
Purtroppo non sono in grado di fornire dati precisi perché molti sono andati via senza compilare il modulo. Tuttavia vi posso dire questo.
Quanti eravamo?
Sommando quanti hanno compilato il modulo, e quanti, a mia memoria, non l’hanno compilato pur essendo presenti, arriviamo a 55. Considerando la qualità della mia memoria, direi che a Monte Giove sono venute almeno 65 persone.
... in più
In più avevamo 14 assenti giustificati. Ossia persone che avevano aderito e si sono prese la briga di comunicare che non potevano venire. E quindi siamo a circa 79.
… inoltre
Inoltre ci sono persone che avevano aderito all’appello e alla riunione erano assenti (alcuni di questi forse c’erano e non si sono segnati nel modulo, ma non conoscendoli di persona non ho collegato i nomi ai volti. Comunque, sono altri 18, e così siamo a 97
Ci eravamo lanciati una sfida. Avevamo detto che per partire dovevamo essere almeno 50.
Partire con il doppio delle persone mi pare un inizio niente male.
Genere e età
Dei 55 segnati o di cui mi ricordo, 30 erano maschi e 25 femmine. Credo sia un dato importante. Una presenza quasi paritaria tra uomini e donne in una iniziativa come questa non sono mai scontati. A questo si aggiunge la presenza di tanti bambini. La nuova politica, o tiene dentro donne e bambini o nasce già spacciata.
Sull’età avevo chiesto sul modulo il dato, ma molti non l’hanno messo. La media, tra quelli che l’hanno scritta è di 41 anni. Altro dato rilevante. Monte Giove è stato anche un cruciale incontro tra generazioni, e molti l’hanno rilevato. Infatti la media nasconde la presenza di tanti giovani che si affacciano alla Politica, e tanti più maturi alla ricerca di una ripartenza.
LA DISCUSSIONE.
Fare una sintesi o un resoconto di un dibattito così ricco è praticamente impossibile. Il resoconto credo che dovremo costruirlo insieme.
Provo a dare solo alcuni spunti e informazioni soprattutto per chi non c’era.
Il metodo
Grande importanza l’abbiamo data al metodo. Molti movimenti con contenuti bellissimi hanno fallito a causa del metodo. A causa del metodo molti che si avvicinano alla politica scappano. A causa del metodo la pratica risulta incoerente con la teoria, e così si perdono consensi. A causa del metodo la politica è una prerogativa quasi esclusiva di maschi, bianchi e ultrasessantenni… Un movimento nuovo, o riflette su questo, o è destinato a ripetere il vecchio, fallendo.
In questo senso a Monte Giove abbiamo provato a sperimentare metodi nuovi anche nella discussione. Abbiamo lavorato in gruppi di 10-15 persone, facendo parlare tutti. Nel pomeriggio abbiamo fatto una plenaria seduti in cerchio. Qui siamo stati meno bravi a far parlare tutti, ma sappiamo che è una questione su cui lavorare.
Su questo terreno continueremo a sperimentare.
Il merito
Tanti sono i temi di lavoro emersi, e non li riporto qui. Per raccoglierli abbiamo deciso di elaborare una carta/manifesto. L’elaborazione della carta dovrà essere in primo luogo un momento di crescita culturale per tutti. Infatti nel gruppo ci sono tante competenze, esperienze e passioni, ed è importante farle circolare e socializzare. Ma sarà anche un momento per sperimentare su aspetti concreti un metodi diverso di discussione. In ogni caso molti hanno ribadito che il nostro impegno deve essere di non fare solo teoria, ma di interrogarci ad ogni passo come garantire la coerenza tra il dire e il fare.
Il tema della rappresentanza
E’ emerso in più momenti il tema della rappresentanza. Ossia, quando sappiamo chi siamo e cosa vogliamo, come facciamo a dargli gambe? Per ora nessuno vuole fare liste civiche, aderire a partiti e così via. Ognuno mantiene le sue esperienze e il suo impegno. Le priorità sono altre, vogliamo investire nel futuro. Poi si vedrà.
Il tema della nonviolenza
Abbiamo parlato molto di nonviolenza, intesa come metodo di discussione, come metodo di proposta all’esterno. Salvo alcune eccezioni rappresenta un orizzonte condiviso.
Il tema della responsabilità
La nuova politica deve mettere in discussione il principio della delega per ripartire da una partecipazione autentica, dal senso di responsabilità di ognuno di noi. Ci possono essere persone che momentaneamente svolgono un ruolo per tutti gli altri, ma questi ruoli devono ruotare, e nessuno deve mai essere lasciato solo.
Il tema del linguaggio e della comunicazione
Molti hanno posto il problema del linguaggio. Spesso chi fa politica è incomprensibile ai più. Occorre ragionare su questo, e anche sperimentare. Ad esempio, il linguaggio della comicità può essere una pista di lavoro.
Poi dobbiamo capire quali sono gli strumenti per comunicare e arrivare a fasce della popolazione che normalmente solo le televisioni raggiungono.
Altre direttrici
- partire dal territorio
- partire da noi, dalla coerenza, dall’azione
- mettere in rete le tante esperienze giù esistenti fino a creare un orizzonte comune
- importanza di avere un luogo fisico come luogo di ritrovo, di socializzazione, di incontro
- non si tratta di fare un movimento, ma di riconoscere che un movimento esiste già: un movimento che propone una società altenrativa.
- Fare le riunioni di volta in volta in posti diversi anche per coinvolgere gente nuova sui territori
- Importanza delle relazioni. Investiamo nella conoscenza reciproca, nella socializzazione di idee e sentimenti, nella convivialità. La politica anche come momento piacevole.
E ADESSO…
Adesso andiamo avanti con l’esperimento, perché sentiamo che serve.
L’impegno di ognuno.
Ognuno di noi ha tre impegni, da qui alla prossima riunione:
a) convincere almeno un’altra persona ad aderire al gruppo e portarla alla prossima assemblea
b) scrivere una lettera ai mezzi di informazione esprimendo il proprio dissenso da una comunicazione che fa allarmismo sociale sulla questione dei migranti e allo stesso tempo trascura la vera emergenza sicurezza che sono le squadre neofascista che fanno scorribande per il paese.
c) Avviare la discussione sulla carta/manifesto, in primo luogo facendo proposte sul metodo di lavoro. Questo usando la mailing list.
Il prossimo appuntamento
La prossima riunione la faremo a S. Anna del Furlo, a casa di alcune delle persone che erano presenti.
Le date possibili sono il 22 o il 29 giugno, o il 6 luglio. Scegliamo una delle date nel più breve tempo possibile.
Politica e convivialità
In questo incontro ci siamo dati una cornice, un punto di partenza. Dalla prossima entreremo nel concreto, cercando di tenere bilanciato i due aspetti cruciali (merito e metodo).
L’idea potrebbe essere che il prossimo incontro sia diviso tra momento di lavoro politico e momento di convivialità.
MATTINA
Di mattina dividiamo la riunione in tre parti. Esempio:
- dalle 10.00 alle 11.30: lavoriamo sulla Carta/Manifesto
- dalle 11.30 alle 13.00: lavoriamo su una questione di metodo
- dalle 13.00 alle 14.00 facciamo il punto e decidiamo le prossime tappe.
Tra le questioni di metodo possiamo scegliere tra tre filoni:
1) genere, bambini e giovani: ossia, come facciamo a fare un movimento che sia accogliente per le donne, che tenga conto delle esigenze familiari e dei bambini. Come riavvicinare alla politica le giovani generazioni. Forse sono due temi troppo grandi per discuterli insieme e vale la pena di affrontarne uno alla volta.
2) Linguaggio e comunicazione: come rielaborare un nuovo linguaggio politico, non fondato su termini militari, non sessuato e maschilista. Un linguaggio comprensibile a chiunque, semplice ma non piatto. Quali metodi di comunicazione: ad esempio, l’arte ha ancora un ruolo politico? Quali strumenti: come contrastare il dominio di certi mezzi di informazione? Come relazionarsi con i mezzi esistenti? Quali mezzi nostri darci?
3) Relazioni e conoscenza: socializziamo le esperienze e le conoscenze di cui ognuno è portatore. Costruire relazioni positive tra noi. Come fare politica in maniera piacevole, tendo insieme impegno e qualità della vita?
PRANZO E POMERIGGIO
Finito il lavoro facciamo un pranzo condiviso come a Monte Giove, ma questa volta lasciamo che il pranzo evolva in una festa. Possiamo prevedere che se tra noi ci sono artisti li “sfruttiamo”, e comunque che usiamo questo pomeriggio per conoscerci meglio, socializzando, chiacchierando informalmente: la bella politica.
In maniera del tutto provvisoria e arbitraria ho usato il nome “Movimento dal basso”. Ragioneremo col tempo anche sul nome, se ci serve. Per ora usiamo questo.
Cominciamo dai dati.
Purtroppo non sono in grado di fornire dati precisi perché molti sono andati via senza compilare il modulo. Tuttavia vi posso dire questo.
Quanti eravamo?
Sommando quanti hanno compilato il modulo, e quanti, a mia memoria, non l’hanno compilato pur essendo presenti, arriviamo a 55. Considerando la qualità della mia memoria, direi che a Monte Giove sono venute almeno 65 persone.
... in più
In più avevamo 14 assenti giustificati. Ossia persone che avevano aderito e si sono prese la briga di comunicare che non potevano venire. E quindi siamo a circa 79.
… inoltre
Inoltre ci sono persone che avevano aderito all’appello e alla riunione erano assenti (alcuni di questi forse c’erano e non si sono segnati nel modulo, ma non conoscendoli di persona non ho collegato i nomi ai volti. Comunque, sono altri 18, e così siamo a 97
Ci eravamo lanciati una sfida. Avevamo detto che per partire dovevamo essere almeno 50.
Partire con il doppio delle persone mi pare un inizio niente male.
Genere e età
Dei 55 segnati o di cui mi ricordo, 30 erano maschi e 25 femmine. Credo sia un dato importante. Una presenza quasi paritaria tra uomini e donne in una iniziativa come questa non sono mai scontati. A questo si aggiunge la presenza di tanti bambini. La nuova politica, o tiene dentro donne e bambini o nasce già spacciata.
Sull’età avevo chiesto sul modulo il dato, ma molti non l’hanno messo. La media, tra quelli che l’hanno scritta è di 41 anni. Altro dato rilevante. Monte Giove è stato anche un cruciale incontro tra generazioni, e molti l’hanno rilevato. Infatti la media nasconde la presenza di tanti giovani che si affacciano alla Politica, e tanti più maturi alla ricerca di una ripartenza.
LA DISCUSSIONE.
Fare una sintesi o un resoconto di un dibattito così ricco è praticamente impossibile. Il resoconto credo che dovremo costruirlo insieme.
Provo a dare solo alcuni spunti e informazioni soprattutto per chi non c’era.
Il metodo
Grande importanza l’abbiamo data al metodo. Molti movimenti con contenuti bellissimi hanno fallito a causa del metodo. A causa del metodo molti che si avvicinano alla politica scappano. A causa del metodo la pratica risulta incoerente con la teoria, e così si perdono consensi. A causa del metodo la politica è una prerogativa quasi esclusiva di maschi, bianchi e ultrasessantenni… Un movimento nuovo, o riflette su questo, o è destinato a ripetere il vecchio, fallendo.
In questo senso a Monte Giove abbiamo provato a sperimentare metodi nuovi anche nella discussione. Abbiamo lavorato in gruppi di 10-15 persone, facendo parlare tutti. Nel pomeriggio abbiamo fatto una plenaria seduti in cerchio. Qui siamo stati meno bravi a far parlare tutti, ma sappiamo che è una questione su cui lavorare.
Su questo terreno continueremo a sperimentare.
Il merito
Tanti sono i temi di lavoro emersi, e non li riporto qui. Per raccoglierli abbiamo deciso di elaborare una carta/manifesto. L’elaborazione della carta dovrà essere in primo luogo un momento di crescita culturale per tutti. Infatti nel gruppo ci sono tante competenze, esperienze e passioni, ed è importante farle circolare e socializzare. Ma sarà anche un momento per sperimentare su aspetti concreti un metodi diverso di discussione. In ogni caso molti hanno ribadito che il nostro impegno deve essere di non fare solo teoria, ma di interrogarci ad ogni passo come garantire la coerenza tra il dire e il fare.
Il tema della rappresentanza
E’ emerso in più momenti il tema della rappresentanza. Ossia, quando sappiamo chi siamo e cosa vogliamo, come facciamo a dargli gambe? Per ora nessuno vuole fare liste civiche, aderire a partiti e così via. Ognuno mantiene le sue esperienze e il suo impegno. Le priorità sono altre, vogliamo investire nel futuro. Poi si vedrà.
Il tema della nonviolenza
Abbiamo parlato molto di nonviolenza, intesa come metodo di discussione, come metodo di proposta all’esterno. Salvo alcune eccezioni rappresenta un orizzonte condiviso.
Il tema della responsabilità
La nuova politica deve mettere in discussione il principio della delega per ripartire da una partecipazione autentica, dal senso di responsabilità di ognuno di noi. Ci possono essere persone che momentaneamente svolgono un ruolo per tutti gli altri, ma questi ruoli devono ruotare, e nessuno deve mai essere lasciato solo.
Il tema del linguaggio e della comunicazione
Molti hanno posto il problema del linguaggio. Spesso chi fa politica è incomprensibile ai più. Occorre ragionare su questo, e anche sperimentare. Ad esempio, il linguaggio della comicità può essere una pista di lavoro.
Poi dobbiamo capire quali sono gli strumenti per comunicare e arrivare a fasce della popolazione che normalmente solo le televisioni raggiungono.
Altre direttrici
- partire dal territorio
- partire da noi, dalla coerenza, dall’azione
- mettere in rete le tante esperienze giù esistenti fino a creare un orizzonte comune
- importanza di avere un luogo fisico come luogo di ritrovo, di socializzazione, di incontro
- non si tratta di fare un movimento, ma di riconoscere che un movimento esiste già: un movimento che propone una società altenrativa.
- Fare le riunioni di volta in volta in posti diversi anche per coinvolgere gente nuova sui territori
- Importanza delle relazioni. Investiamo nella conoscenza reciproca, nella socializzazione di idee e sentimenti, nella convivialità. La politica anche come momento piacevole.
E ADESSO…
Adesso andiamo avanti con l’esperimento, perché sentiamo che serve.
L’impegno di ognuno.
Ognuno di noi ha tre impegni, da qui alla prossima riunione:
a) convincere almeno un’altra persona ad aderire al gruppo e portarla alla prossima assemblea
b) scrivere una lettera ai mezzi di informazione esprimendo il proprio dissenso da una comunicazione che fa allarmismo sociale sulla questione dei migranti e allo stesso tempo trascura la vera emergenza sicurezza che sono le squadre neofascista che fanno scorribande per il paese.
c) Avviare la discussione sulla carta/manifesto, in primo luogo facendo proposte sul metodo di lavoro. Questo usando la mailing list.
Il prossimo appuntamento
La prossima riunione la faremo a S. Anna del Furlo, a casa di alcune delle persone che erano presenti.
Le date possibili sono il 22 o il 29 giugno, o il 6 luglio. Scegliamo una delle date nel più breve tempo possibile.
Politica e convivialità
In questo incontro ci siamo dati una cornice, un punto di partenza. Dalla prossima entreremo nel concreto, cercando di tenere bilanciato i due aspetti cruciali (merito e metodo).
L’idea potrebbe essere che il prossimo incontro sia diviso tra momento di lavoro politico e momento di convivialità.
MATTINA
Di mattina dividiamo la riunione in tre parti. Esempio:
- dalle 10.00 alle 11.30: lavoriamo sulla Carta/Manifesto
- dalle 11.30 alle 13.00: lavoriamo su una questione di metodo
- dalle 13.00 alle 14.00 facciamo il punto e decidiamo le prossime tappe.
Tra le questioni di metodo possiamo scegliere tra tre filoni:
1) genere, bambini e giovani: ossia, come facciamo a fare un movimento che sia accogliente per le donne, che tenga conto delle esigenze familiari e dei bambini. Come riavvicinare alla politica le giovani generazioni. Forse sono due temi troppo grandi per discuterli insieme e vale la pena di affrontarne uno alla volta.
2) Linguaggio e comunicazione: come rielaborare un nuovo linguaggio politico, non fondato su termini militari, non sessuato e maschilista. Un linguaggio comprensibile a chiunque, semplice ma non piatto. Quali metodi di comunicazione: ad esempio, l’arte ha ancora un ruolo politico? Quali strumenti: come contrastare il dominio di certi mezzi di informazione? Come relazionarsi con i mezzi esistenti? Quali mezzi nostri darci?
3) Relazioni e conoscenza: socializziamo le esperienze e le conoscenze di cui ognuno è portatore. Costruire relazioni positive tra noi. Come fare politica in maniera piacevole, tendo insieme impegno e qualità della vita?
PRANZO E POMERIGGIO
Finito il lavoro facciamo un pranzo condiviso come a Monte Giove, ma questa volta lasciamo che il pranzo evolva in una festa. Possiamo prevedere che se tra noi ci sono artisti li “sfruttiamo”, e comunque che usiamo questo pomeriggio per conoscerci meglio, socializzando, chiacchierando informalmente: la bella politica.
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Resoconto Monte Giove 25 maggio
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