Cari amici del Movimento Dal Basso (MDB)
Domenica all’incontro, ho svolto la funzione di segretario verbalizzante di uno dei gruppi di lavoro, e quindi, trasmetto il mio compitino (All.1 – MDB gruppo del fare).
Ma vorrei fare anche alcune considerazioni. Credo sia opportuno farlo, e credo che insieme a me lo debbano fare anche altri, per provare a ragionare sul futuro di questo neo-nato movimento (il Movimento Dal Basso, appunto).
Dopo il primo incontro di Montegiove, non avevo scritto niente via e-mail (avevo scritto sul tema dei comportamenti solo nella fase preparatoria animata da Michele), perché ritenevo (e ritengo tuttora) abbastanza arido discutere via computer.
In politica, ma anche in senso lato nella partecipazione civile a qualsiasi attività, quando discuto ho bisogno di guardare i miei interlocutori, ascoltare i loro interventi, capire l’enfasi e l’intonazione di voce che mettono su alcuni temi, vedere il loro volto ed i loro gesti sottolineare alcune idee, capire cioè quanto ci mettono di loro stessi in ciò che dicono. E mi aspetterei che gli altri facessero altrettanto con me.
Incontrarsi, cioè, anche se non è sempre possibile, è molto più arricchente, e pertanto i pochi appuntamenti fisici che riusciamo ad organizzare dovrebbero essere un evento importante curato conseguentemente.
Invece mi sono trovato a constatare che “ci incontriamo per confrontarci, ma non abbiamo tempo per ascoltarci”.
Infatti abbiamo fatto un primo giro di idee in riunione plenaria con l’assillo del tempo, dicendo a tutti di essere sintetici. Poi ci siamo divisi in gruppi di lavoro con il problema del poco tempo chiedendo di essere brevi, senza dare la possibilità a tutti di fare un secondo giro, o di replicare ad alcune cose dette (solo alcuni più “intraprendenti” si prendono sempre il diritto di replica, a danno di tutti gli altri).
Poi nel pomeriggio siamo rimasti meno della metà, e così una buona parte non ha avuto il tempo di ascoltare ciò che avremmo dovuto dirci in quello spazio.
Io in particolare mi ero preparato a dire alcune cose, che non sono riuscito a dire.
Allora, per essere propositivo, credo che sia opportuno ragionare sulla possibilità che il lavoro di contenuti (quello cioè più corposo) venga fatto via e-mail, ossia scambiandoci idee in rete, e poi quando ci incontriamo utilizziamo il tempo per conoscerci e ragionare sul metodo di lavoro.
Infatti se ogni volta dobbiamo parlare al fine di conoscerci reciprocamente (perché il gruppo cambierà inevitabilmente ogni volta e dovremo ri-presentarci), poi dobbiamo parlare per discutere del metodo di lavoro, e poi dobbiamo parlare per discutere dei contenuti del nostro lavoro, non avendo abbastanza tempo per tutto, c’è un problema da risolvere.
Pertanto io penso che dovremo ragionare di contenuti in rete. A tale proposito comincio col dire che avrei impostato il mio intervento ragionando sul tema della democrazia che reputo sia in pericolo, sulla necessità di un risveglio etico e morale, ma soprattutto di comportamenti civici coerenti. E per non farla troppo lunga, siccome avevo previsto di prendere lo spunto da tre documenti (Il concetto del voto di opinione che rischia di scomparire con la democrazia, descritto in un intervento del giornalista Massimo Fini All.2; una mia riflessione sul tema della coerenza All.3; un articolo di Roberto Mancini sulla necessità di una campagna di educazione civica All.4, che io penso debba essere la pietra miliare del nostro lavoro), li allego per intero, così ognuno li legge da solo (se vuole) con tutta calma.
Riguardo agli obiettivi generali che ci proponiamo, non mi è del tutto chiaro, se abbiamo come orizzonte il consolidamento e la divulgazione di “nuovi stili di vita”, ovviamente a partire da noi, o se ci diamo come orizzonte la prospettiva di contribuire a “ricostruire la politica”, che francamente vedo molto, ma molto, deficitaria (specie nella città di Fano),
Perché in funzione di ciò, ovviamente, cambiamo le priorità (che era la domanda che avevo fatto in seduta plenaria). Gli obiettivi potrebbero anche essere perseguiti entrambi, e l’uno potrebbe anche essere propedeutico all’altro, ma la tempistica di realizzazione, e quindi la strategia, non è detto che coincidano.
Infine, un sassolino che mi devo togliere dalla scarpa. Il mio obiettivo è sicuramente contribuire a “ricostruire la politica”, ma non a “ricostruire la sinistra”, come qualcuno ha detto in riunione plenaria. Mi interessano gli orizzonti etici veri, ed i comportamenti conseguenti, ma le classificazioni “sinistra” o “non sinistra” credo che siano francamente da superare (a questo proposito allego un ultimo documento relativo ad un intervento di Alex Langer sul concetto di destra o sinistra All 5).
Scusate se sono stato troppo lungo, e se ho inviato troppa roba, ma è il frutto della contraddizione che ho descritto inizialmente: se non vogliamo ascoltarci (o se non abbiamo il tempo per farlo), dobbiamo avere almeno la pazienza di leggerci. Se c’è una terza via, qualcuno me la indichi.
Saluti cordiali a tutti. Gabriele Darpetti
mercoledì 16 luglio 2008
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