Monte Giove, l’Eremo più bello e gioioso del mondo. Non è nascosto nel bosco ombroso, non è in una forra, non è difficile da raggiungere. Ti si apre come un sipario di bellezza, un tuffo al cuore: sopra Fano, sopra il mare e gli orti, sopra gli ulivi e i pini. Che meraviglia! A me e ad Antonio ci aveva portato lassù Lorenza Carboni, una dolcissima donna che ci ha lasciato troppo presto. Quel giorno, ancora mi commuove ricordarlo, parlammo di tutto, di “Itinerari e Incontri”, certo, della sua creatura che ora porta avanti il marito Giovanni, ma anche di Paradiso in terra, di difesa dei monaci camaldolesi contro l’arroganza dei privati che vorrebbero mettere le grinfie su Monte Giove e parlammo di amore, di figli, di vita e di morte. Che Incontro, nel sole, lo scintillio del mare, le nostre risate! Poi eravamo tornati, altre volte, sempre su invito di Lorenza, ad ascoltare Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Tronti e dom Frigerio, Cacciari e tanti altri filosofi. Lassù, isolati ma insieme, in quella sala spoglia, nel refettorio, lungo i vialetti, la Sinistra parlava, dialogava, si confrontava con il mondo Cattolico, con eleganza e sobrietà.
Non c’ero più tornata dopo la morte di Lorenza. Ma questa volta, mi sono fatta forza, volevo che le mie carissime amiche Laura e Mirta potessero godere e gioire con me di quello spettacolo, e volevo e voglio, aderire all’invito di Michele. Una bella persona questo Michele. E’ spinto dalla passione del condividere, si vede, vuole un mondo bello, buono e giusto, come direbbe il Carlin Petrini di Slow Food. Michele è innamorato profondamente della democrazia e della partecipazione, termini buttati nel fango che lui ha ripreso, ha ripulito e lucidato e ce li porge, gentile.
Era bello quel 25 maggio. Tutti sul prato, a piccoli cerchi, anche i bambini si sono messi in tondo, e tutti a parlare, a raccontarsi a ricordare, a sperare. Le sinistre si sono ritrovate, confuse, intrecciate: quelle riformiste e quelle movimentiste, quelle rivoluzionarie e quelle dei piccoli passi, i sessantottini a cui non pesavano i quarant’anni trascorsi, anzi, si sono sentiti così leggeri e veri, i giovani timidi o strafottenti, palpitanti, curiosi, giravano di qua e di là per capire tutto, non perdere niente, le famiglie finalmente insieme, non più separati da una militanza a metà, i vecchi hanno un po’ straparlato, va bene, è giusto così, ma erano così intensi, come si faceva a interromperli? C’erano un po’ di donne sole che si sono scaldate all’idea della Comunità, qualche uomo galante che si è scaldato di fronte al sangue argentino, chi parla sempre ha fatto un passo indietro, chi non ha mai parlato ha osato esporre al vento il suo pensiero. E anche il Camaldolese da Brescia a un certo punto sembrava Che Guevara! Che bella gente! Come sarà bello ritrovarsi. C’è ancora il futuro. Forse è questo il Bene Comune: noi stessi, tutti insieme.
Andreina De Tomassi
martedì 3 giugno 2008
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