martedì 3 giugno 2008

Tempo di agire

Sono cresciuta negli scout. Fare un cerchio, seduti su un prato, all’ombra di un “fico”, e confrontarsi in un piccolo gruppo in atmosfera leggera su questioni pesanti, è stata per me la cosa più naturale del mondo, benefica e liberatoria, arricchente e fruttuosa.
I toni sono stati caldi e pacati, le sensibilità diverse ed interessanti.
Il gruppo, nel salone, ha perso intimità, l’ho sentito a tratti aggressivo: passaggi che mi hanno fatto sentire a disagio sono quelli tipo “sulle cose di fondo siamo tutti d’accordo, basta chiacchiere, è tempo di agire, partecipate alla nostra lotta”.
Io trovo in queste affermazioni l’ottusità che ha portato alla sconfitta la sinistra radicale. Ottusità che si manifesta nella chiusura generata da un percorso fossilizzato, che ha perso i contatti con la gente, con l’elettorato, perché non è stata in grado di ascoltare, ma solo di criticare e pontificare, una sorta di integralismo rigido e “bigotto”.
Sulle cose di fondo siamo tutti d’accordo? A me non sembra. Alcuni di noi si sono appena conosciuti, ci siamo appena appena assaggiati. Siamo sicuramente affini nell’esprimere un disagio all’interno di questa società, di questo governo. Ma siamo un cuor solo sulle priorità? Sulle cose che ci stanno veramente a cuore? Siamo tutti d’accordo sul modo di comunicare queste nostre priorità? Abbiamo tutti la stessa idea di come impegnarci sui diversi fronti? Io sento il profondo e grande bisogno di confrontarmi con tutti su questi temi, sento anche il bisogno di guardarmi dentro e di conoscere le mie più profonde aspirazioni.
Basta chiacchiere? Io è la prima volta che mi confronto in vita mia in modo così allargato su questi temi, mi sono sentita accolta, è stato liberante. Sento un bisogno profondo di ascoltare i bisogni e le proposte di tutti, e di lavorare per intenti comuni. Per me non sono chiacchiere: è la pratica risposta al bisogno di non essere più passiva spettatrice della deriva del nostro mondo e della nostra società.
E’ tempo di agire. Io ho questo difetto: sono laureata in “pianificazione…”, prima di agire ho bisogno di pianificare gli obiettivi, definire mezzi e percorsi, distribuire responsabilità. Ma quando ho chiaro tutto questo vado come un treno. Forse molti di voi hanno già tutto chiaro, e sono già treni in corsa. Io però non ce la faccio a salire mentre il treno corre. Mi siedo in stazione, e con chi è rimasto a terra “pianifico” il prossimo viaggio.
Partecipate alla “nostra” lotta. Già non mi piace il termine “lotta”. Condivido pienamente la premessa all’incontro. Abbandoniamo questo gergo militare. Non voglio né posso pensare che chi la pensa diversamente da me sia un nemico. Se fosse così sarei anch’io integralista, razzista, chiusa. Si potrebbe chiamare “impegno”, “obiettivo”, o altro a piacere. Inoltre esco appena adesso dal torpore della passività, voglio prima capirci qualcosa.

Ci sono invece temi che ieri abbiamo appena trattato, che secondo me varrebbe la pena analizzare più a fondo, per trovare nuovi strumenti, nuova linfa: il perché della sconfitta elettorale, i problemi di comunicazione e partecipazione. Da questa analisi emergeranno gli errori, e gli errori accenderanno la luce su nuovi metodi e percorsi. Se non accendiamo questa luce, sprecheremmo, come già è successo, energie preziose.

Ringrazio Michele e tutti voi di aver creato l’occasione e poi costruito questo felice spazio di confronto. Spero possano essercene altri così aperti e arricchenti, migliorando e crescendo anche sui metodi di dialogo. Riflettere sui metodi è un modo per lasciarsi indietro l’ottusità, dare spazio a nuove voci, a tutte le voci, ad idee fresche, ma timide e nascoste a lungo dentro la testa ed il cuore di ciascuno.

Passando alle questioni logistiche e tecniche:
per me e Sergio va bene solo il 22 giugno, perché le altre due domeniche siamo, speriamo, in Alto Adige.
La banca delle competenze mi sembra una splendida idea, molto pratica, e veramente occasione per tutti di dare un contributo personale ed attivo.
A presto

Pia Miccoli

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