martedì 3 giugno 2008

Tutti sullo stesso piano

Cari tutti e tutte,io credo che Monte Giove non sia stato un miracolo, ma un momentori-creativo di una socialità antica, quasi arcaica, proveniente dalle piùprofonde sedimentazioni del nostro essere animali politici, portatori di unapropria storia e di una specificità di genere. Ciò significa che al momentodi recarsi lì, ciascuno di noi si attendeva magari inconsciamente, proprioun momento come questo. Dopo tanti anni di frustrante e umiliante praticapolitica, in cui avevamo (parlo per me e per molti della mia generazione)sperimentato la solitudine di chi prova a proporre qualcosa di diverso,avevamo bisogno di riscoprire la bellezza e l'incanto della dimensionecollettiva, della trasversalità degli interessi, della valorizzazione di noistessi nel confronto con gli altri, della cooperazione e delle competenze dasocializzare. Dell'affetto, come giustamente ha notato Andreina. NESSUNO DINOI HA MAI TENTATO, se non per ritrarsi subito, DI PROPORSI COME LEADERCARISMATICO O PORTATORE DI ESPERIENZE SUPERIORI. In questo senso abbiamoannullato, con una prassi trovata lì per lì e accettata senza esitazioni, ilmomento di analisi e riflessione del dopo sconfitta, il morettiano "Dai,facciamoci del male". Non ce n'era bisogno. Così come non è assolutamentenecessario sapere chi è il nemico e dove si trova, proprio perché dobbiamoprima conoscere noi, cosa vogliamo, quanto lo vogliamo e cosa siamo dispostia fare per riuscire nell'intento.E' un primo passo. Forse non arriveremo ad alcun risultato tangibile. E'anche probabile che noi non si riesca, come vorremmo, a costruire unsoggetto politico capace di incidere il duro e spesso piattume delleconsuetudini politiche oggi in auge. Ma sentiamo il dovere di provarci. Névale il discorso dell'età, perché ognuno di quelli che erano nei gruppirappresentava un universo sommamente complesso ed una storia unica. Se noirinunciassimo ad avere proprio lo stesso ruolo che ha un altro qualsiasiall'interno dell'assemblea avremmo come unico risultato quello di avercreato una cosa monca, amputata del nostro essere. Invece dobbiamo cercareuna sintesi, in cui possa starci il meglio (magari poco) di tutti.Per questo io sento che devo andare avanti. Se ne sortiranno esitimeravigliosi ne sarò orgoglioso e contento. Se invece tutto dovesse finire abreve o lungo termine, sarò solamente contento perché, in ogni modo, avreisempre incontrato un mucchio di belle persone.A presto, con affetto. Per me ogni data è buona.Peppe Scherpiani

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