Il tema della coerenza sembra oggi passato di moda.
D’altra parte in una società sempre più basata sull’apparire anziché sull’essere, la coerenza – legata necessariamente più al modo di essere, ossia ai comportamenti concreti – non può che passare in secondo piano.
Anche in politica, anzi soprattutto in essa, il tema della coerenza è considerato obsoleto, o addirittura un impiccio.
Nessun politico oggi si pone concretamente l’obiettivo di essere coerente.
Eppure, tra le cause di una crescente sfiducia collettiva nella politica e nei politici, l’incoerenza tra ciò che viene detto e quello che poi viene effettivamente praticato, non può non avere una sua decisiva influenza.
Tante volte si sente la frase “conta poco quello che dicono – riferita ai politici – tanto fanno sempre tutt’altro”.
Ma perché i politici non si pongono questo obiettivo?. Innanzitutto perché la coerenza premia solo nel medio o lungo periodo; essa infatti ha bisogno di prove concrete perpetrate nel tempo, ed oggi qualsiasi politico punta ad ottenere consensi nel breve periodo. Anzi, con il meccanismo dei sondaggi, si cerca di ottenere (con effetti annuncio, eclatanti, ma spesso puramente propagandistici) consensi nel brevissimo periodo, quasi immediati.
Questi effetti annuncio sono tanto più efficaci quanto più sono “roboanti” e spesso conseguentemente anche irrealizzabili in poco tempo. In questo caso si gioca molto sul fatto che la gente ha la “memoria corta”, complici anche i mass-media, e non mette mai a confronto ciò che è stato annunciato molti mesi prima con ciò che poi viene effettivamente realizzato.
Riguardo alla situazione politica recente, soprattutto sulla sconfitta del centrosinistra alle ultime elezioni, ho sentito delle analisi molto belle ed interessanti, ed anche sufficientemente convincenti, sui problemi emersi in conseguenza di alcune operazioni o in seguito ad alcuni comportamenti, ma poi non ho mai visto un atteggiamento che prendendo atto di ciò, dicesse di volersi comportare in conseguenza ed in maniera coerente a tale analisi. E’ come se ci si fermasse un attimo prima, per paura che un atteggiamento coerente porti a delle azioni sgradite: dimissioni, cambio di rotta, ammissione di errori.
La coerenza, diventa spesso un tabù da non evocare, perché può comportare mettersi concretamente in discussione, cosa che nessuno intende fare.
Eppure, anche in politica, la storia dimostra che la coerenza paga sempre, perché anche se la gente sembra apparentemente distratta e non invoca più la coerenza dei comportamenti, come sarebbe suo diritto, o non si accorge delle numerose incoerenze presenti quotidianamente, nel profondo della propria coscienza, prima o poi riconosce il merito della coerenza a chi la pratica. Sarà un retaggio della cultura cattolica, o del senso di responsabilità civica, in passato molto più presente di oggi, ma questo prima o poi avviene.
Il risultato ottenuto della Lega Nord alle ultime elezioni politiche anche nella nostra zona è il frutto, a mio avviso, anche di un atteggiamento coerente mantenuto negli anni. Non si spiegherebbe altrimenti come le Marche, dove non c’è certamente una cultura leghista, abbiano potuto eleggere un parlamentare della Lega Nord, se non per premiare una persona, o un gruppo di persone, che negli anni ha sempre sostenuto certe idee, anche quando sembravano quasi ridicole.
Allora, a mio avviso, se si vuol rifondare la politica, ricreando la fiducia della gente in questa importante funzione sociale, non si può non ripartire che dalla coerenza tra ciò che si afferma essere i propri obiettivi e ciò per cui si lavora concretamente, rifiutando quelle mediazioni, che in politica sono la prassi, che contraddicono, appunto, ciò che si è affermato di voler perseguire.
Io sono convinto che questa sia la “strada maestra” da dover seguire, anche se porterà frutto nel medio o lungo periodo; tutto il resto sono scorciatoie che non ridaranno dignità alla politica, condannandola ad essere il “servo” di altri poteri ben più forti. Quindi torniamo a chiedere ai nostri politici questa virtù, potrebbe contribuire a cambiare le cose molto di più di quello che si pensi, io nel mio piccolo cercherò di fare il possibile.
La vita e la testimonianza di La Pira, in questo senso, sono un faro che potrà illuminare questa “strada maestra”, anche se più impervia e più difficile di altre.
Gabriele Darpetti
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