Movimento dal basso
Corte di Sant’Anna del Furlo
Domenica 6 luglio 2008
Il posto in cui ci ritroviamo è bellissimo. Uno di quei posti che ti da pace.
Si capisce subito che l’orario di inizio non sarà rispettato.
Si capisce subito che saremo molti meno che a Monte Giove.
C’è qualche faccia nuova.
L’idea era di lavorare il più possibile in gruppi. Per cui si sarebbe dovuto fare un giro veloce per proporre dei gruppi.
Ma prendiamo atto che non siamo capaci di fare interventi brevi, e ogni volta sentiamo il bisogno di raccontare tutte le nostre motivazioni, fare lunghissime premesse ecc. Non tutti. In realtà i più giovani sono più concreti e concisi.
Alcuni esprimono anche dissenso rispetto alla divisione in gruppo e alla necessità di parlare poco. Ci sono idee diverse sul “modo” di discutere e di conoscersi che bisognerà affrontare.
Comunque, ecco un resoconto del giro in plenaria.
Peppe Scherpiani: credo che alla base del nostro lavoro dovrebbe esserci una riscoperta della memoria, le nostre radici, cosa c’è da salvare.
La sinistra è in crisi perché ha assorbito modelli culturali imposti.
Seconda cosa: riportare questa memoria e conservarla attraverso la scuola. Ad esempio attraverso la riscoperta di Gianni Rodari.
Pino Panajoli: continuiamo a fare un incontro di persone. Cerchiamo di capire che mondo c’è dietro ognuno di noi, cosa facciamo, quale dramma viviamo, cosa vogliamo cambiare e non riusciamo a cambiare.
Negli anni 70 nascevano continuamente gruppi che partivano da ciò di cui ci si occupava: Magistratura Democratica, Medicna Democratica, ecc. Ognuno produceva un pensiero alternativo a partire dalla sua esperienza.
Petra Quast: cerchiamo di focalizzarci su alcuni temi. Le tematiche sono tante e non possiamo occuparci di tutto. Serve anche fiducia su quello che fanno gli altri gruppi in cui non siamo.
Fulvio Tosi: nei documenti che sono giurati in lista (“Carta dei diritti del territorio” e manifesto “Un’altra politica”) ci sono già molti spunti da cui partire. Sui gruppi a me interessa il tema del territorio che già ne raccoglie tanti.
Poi dobbiamo capire anche come ci organizziamo per agire
Emanuela Giovannelli: siamo meno dell’altra volta, sia perché è luglio sia perché forse alcuni non si sono subito sentiti coinvolti.
Dalla volta scorsa sono successe cose gravi nel paese. In base a questo serve una finalità, che è recuperare spazi di democrazia.
C’è un arretramento culturale che colpirà soprattutto le donne. Quindi la questione femminile va posta.
Ambiente territorio agricoltura, ci metterei nutrizione. Starei in un gruppo come questo.
Andreina De Tomassi: molto d’accordo su questo aspetto della nutrizione, agricoltura biologica, GAS. Anche la frutta antica è memoria.
Laura Cambi: sono interessata al biologico. Difficile capire come contrastare la mentalità berlusconiana che si è imposta. Servono iniziative culturali.
Mirta Atencia: bisogna riflettere sulla democrazia, se la rappresentanza è uno strumento o se ci servono alternative.
Io preferisco le assemblee ai gruppi piccoli.
Loris Asoli. Lavoro in agricoltura biologica. Mi occupo di economia solidale. Io vorrei capire la natura di questo gruppo, le finalità, quindi può essere il lavoro sulla carta, ma sono anche d’accordo che ognuno parte da sé.
Bruno Montesi. Lavoro alla Regione servizio agricoltura. Interesse per un gruppo come questo è vedere le molte cose che mi legano ad un’idea di sinistra, ma ce ne sono molte che mi piacciono.
Mi interessa che alle elezioni amministrative del prossimo anno ci sia una presenza di Sinistra che possa stare nelle istituzioni.
Gabriele Darpetti: lavoro nel movimento cooperativo. Sull’analisi di fondo siamo d’accorso, bisogna veder se siamo d’accordo sulle priorità.
Roberto Amici: sono un medico ospedaliero. Agricoltura, ambiente, fino a salute, sono uno stesso ambito. Nel metodo farei un percorso inverso al solito. Ossia, non partiamo dai massimi sistemi, ma partiamo dalla specifico e da quello risaliamo al generale.
Ermanno Cavallini: lavoro nella cantieristica. Ci servono dei leader, il problema è la qualità della leadership che è in profonda crisi.
Alberta: mi interessa il tema della cultura, contrastare il degrado etico, sociale che c’è. Troppi hanno abdicato allo spirito critico. Cultura e formazione sono di base perché tutte le altre proposte fatte possano essere trasmesse e recepite.
Rispetto alla memoria bisogna separare la parte da salvare da ideologie che andrebbero aggiornate.
Lucilla Monaco: anche io sono per iniziare dal conoscerci bene noi come proponeva Pino. Tutti siamo d’accordo su alcuni valori e principi, ma bisogna partire dal nostro, cominciare da noi stessi.
Io sono per il fare, se conoscendoci abbiamo intenti comuni è più facile agire.
Chiara Notarangelo: d’accordo a fare gruppi tematici e all’interno partire dal personale che è molto politico. Il tema che propongo è il nostro rapporto con il diverso (immigrazione, integrazione…)
Michele Romani: sono ingegnere. Anche io credo sia importante conoscerci. La sinistra ha perso per due motivi
1) gruppo di intellettuali che ha perso il rapporto con quelli che doveva rappresentare (deboli)
2) doveva essere un catalizzatore di movimenti che vedo molto più vivi della sinistra, li vedo crescere e fare… Tutti ridotti a piccoli gruppi a sé stanti. La sinistra doveva fare da catalizzatore ma non ci è riuscita
Marco Zacchetti: sono facilitatore della Rete di Economia Solidale Pesaro e Urbino e seguo progetti didattici su questi temi. Come tematica propongo quella dei bisogni primari, alimentazione, aria, acqua.
Poi mi interessa esplorare le forme della politica che siano diverse dalle solite, dalla presa del potere ecc.
Marisa Lucciarini: mi interessano i temi dell’alimentazione e del biologico. Vorrei riuscire a far capire che c’è la possibilità di scegliere un modo diverso di fare.
David Donnini: sono un operaio ed è la prima volta che partecipo a riunioni di questo tipo. Sono d’accordo a partire da cose concrete.
Tiziana Gasparini: sto nelle donne in nero. Mi interessa il tema del conflitto inteso in senso costruttivo, saperlo attraversare. Mi ha spinto ad andare a Monte Giove il desiderio di incontrare persone diverse dalle solite. E’ importante il tema della bellezza e dell’autenticità, e dei beni comuni che non siano merce.
Fatima Morelli: ho esperienze in gruppi femministi, casa delle donne, donne in nero… Ho fatto sempre politica in questo modo. Sento un forte intreccio con il mondo del lavoro dove ci sono stati grandi cambiamenti.
Gaia Galassi: vorrei concentrare l’attenzione sul cosa e il come.
Sul cosa va bene quanto detto. Io propongo l’ambiente. Sono mamma e quindi ritengo importante il discorso di genere. Nei gruppi di lavoro occorre individuare priorità e proposte concrete.
Sul come serve una riflessione collettiva. Cosa vogliamo fare come movimento dal basso. D’accordo su stili di vita, gas, ecc. ma forse serve qualcosa di più. Va approfondito.
Carla Panatoli: faccio parte delle donne in nero ed ho una lunga militanza femminista e lunga storia di partiti. Io ho creduto negli ultimi anni di fare parte di un partito che facesse da fulcro per mettere in rete movimenti. Ma questa speranza è fallita. L’importanza di stare qui è quella di incontrare persone diverse. Condivido l’importanza della memoria purchè non diventi una bandiera e un rifugiarsi nel passato. Come tela propongo di riflettere su come vogliamo cambiare il mondo.
Valeria Rossi Berluti: sono ostetrica. Condivido che si fa politica partendo dai problemi concreti della gente e dai nostri. Mi aspetto che da qui si possa ricostruire un identikit della sinistra, i valori, le radici quello che si può condividere.
Michele Altomeni: propongo un gruppo di lavoro sul tema della comunicazione-informazione, in senso molto pratico, ossia costruire strumenti. Ma con il doppio obiettivo che questo sia un mezzo per fare rete.
Sandra Ferri: sono una ex assistente sociale e oggi gestisco un piccolo agriturismo. Sono per l’azione, mi interessano i temi che hanno a che fare con la persona, alimentazione, salute ecc.
Michele Gianni: vorrei che nascesse un gruppo sulla città di Fano, che discuta cosa fare nei prossimi mesi a Fano sul piano locale e nazionale. Un gruppo operativo che elabori contenuti e metodi di azione su quella città.
Ubaldo Gaggioli: è nato a Fano l’oratorio di San Cristoforo, gestito da volontari e genitori. E’ un esempio che si può ripetere. Quando c’è un problema, ci si organizza e si fa.
Adolfo Tagliabue: sono pensionato. Starei in un gruppo su ambiente e territorio.
Gualtiero Mancini: sono un pratico. Dobbiamo chiederci chi siamo ecc. Però poi dobbiamo cominciare a fare. Strumenti di informazione, iniziative pubbliche….
Simone Mancini: sono per la concretezza. Questo deve essere uno zoccolo duro da cui partire per allargarsi. Dobbiamo fare Informazione-propaganda. Capire perché gli operai votano altri partiti. Partire dai bisogni.
Sergio Labate: mi interessano i temi della comunicazione e delle forme della politica. Sono per la concretezza purchè compiamo azioni efficaci e non con l’ansia di agire.
Silvia Pierosara: mi interessa il tema della diversità (immigrazione, genere ecc.). Dobbiamo raggiungere le fasce più deboli della società a partire dai bisogni delle persone.
Roberto Mancini: i temi che mi interessano sono comunicazione, cultura, ambiente, territorio. In futuro mi piacerebbe fare una riflessione su un tema che la sinistra ha sempre trascurato: il ruolo dello sport, il corpo in generale. Lo sport veicola valori che sembrano neutri ma sono invece molto funzionali al sistema.
Nella memoria ci sono cose belle da salvare ma anche slogan vecchi da buttare
Un tema trasversale è l’indifferenza, la non responsabilità.
Poi ci sono i beni comuni e la difesa del pubblico.
Petra Quast: vorrei un gruppo sulla comunicazione, ma non sull’informazione. Sull’ascolto, il conflitto come qualcosa che ci può arricchire, come accettare posizioni che ci appaiono lontane da noi. Cosa è comunità come si ricostruisce, legame sociale, rapporti di vicinato.
Paolo Fanelli: lavoro per lASUR al dipartimento prevenzione, sono sociologo e infroamtico. Mi occupo di socioinformatica, ossia l’utilizzo dei mezzi per cambiare l’organizzazione, per far funzionare i gruppi ecc. Son per partire da noi, dai luoghi in cui operiamo. Starei in un gruppo sulla comunicazione, come metodi per fare rete.
Veronica Paoli: sono educatrice e cerco l’incontro tra persone diverse fuori dal mio ambiente che mi diano la forza e la capacità di lavorare in un certo modo. Ad esempio con i bambini non è indifferente come si lavora, e lavorando con i bambini quello è già un modo di fare politica.
Alla fine della discussione ci rendiamo conto che abbiamo le idee confuse come e più di prima. Allora si decide di affidarci al caos, come suggerisce il taoismo, ed infatti nascono i gruppi per aggregazione spontanea.
A questo punto però io devo andarmene per impegni familiari.
Ad ogni gruppo di lavoro viene dato il compito, oltre di discutere del proprio argomento, di:
- autorganizzarsi per proseguire il lavoro da qui alla prossima plenaria (che sarà in autunno);
- raccogliere nomi e recapiti dei partecipanti;
- stendere un verbale da mandare in rete.
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